L’architettura, sappiamo, è estetica, praticità, funzionalità. E’ anche, per qualcuno, soprattutto, “comunicazione”: di valori, di idee, di intenti. Ed ecco quindi gli architetti all’opera “al servizio dell’enologia” per costruire gioielli imprevisti e sorprendenti, incastonabili nelle nostre colline. Cantine che non stravolgono il paesaggio, al contrario, lo valorizzano ulteriormente, permettendo alla vista di focalizzare l’attenzione verso l’inatteso o fondendosi perfettamente nell’orizzonte naturale, urbanistico e umano; Un’opportunità di qualificazione estetico-funzionale, una risorsa nuova che promuove i luoghi, modernizza gli impianti, per far sì che l’interno e l’esterno delle strutture dialoghino continuamente.
Come la cantina Santa Margherita che ha affidato allo studio di architettura Westway Architects, il progetto di restyling degli edifici esistenti al fine di dare coerenza estetica all’intero complesso e allo stesso tempo migliorare la qualità e le prestazioni dell’ambiente di lavoro (1 - 2 - 3). Un progetto sviluppato in più fasi a partire dal 2008: dalla riqualificazione delle aree di stoccaggio e vinificazione, della cantina e degli uffici per terminare con la recente realizzazione dell’edificio destinato all’imbottigliamento. Così le aree di vinificazione e la cantina, per esempio, diventano parte costitutiva del prospetto del fronte principale, che si presenta come un susseguirsi di vuoti e pieni, zone opache e trasparenti: dal vuoto dell’area stoccaggio, si passa alla trasparenza della facciata in vetro dell’area di vinificazione (4), in cui i pilastri in acciaio incorniciano i serbatoi all’interno, alla matericità opaca dell’area di conservazione, rivestita da doghe orizzontali di zinco titanio color rosso, in omaggio al colore del vino. L’acciaio e il vetro permettono di giocare con la luce, i vuoti, le geometrie, rendendo le strutture tutt’altro che invasive. Ancora... La parete in angolo, nel punto in cui la facciata gira ad angolo retto per incontrare l’edificio che ospita gli uffici, è arretrata per creare un vuoto, come una sorta di porticato sotto la pensilina. Realizzata con circa duemila bottiglie retroilluminate, contenute da una grande vetrata a filo facciata e sorretta da mensole allineate alle doghe di rivestimento, diventa il simbolo della dinamicità dell’impresa.
Una rinnovata veste architettonica che trasforma l’insediamento produttivo in una vera a propria Cittadella del Vino. Una profonda rivisitazione che è stata anche recentemente l'oggetto della presentazione di un prezioso cartonato edito Forma dal titolo le “Cantine da Collezione” (5) dei curatori L. Molinari e G. Bietti. Fra le 28 cantine pubblicate nell libro, infatti, la Cantina Santa Margherita di Fossalta di Portogruaro si distingue certamente come sito industriale contemporaneo ben integrato nel territorio che lo ospita.
Perché, come è noto a tutti, le nostre campagne vogliono il progresso ma esigono il rispetto.