Un sogno che ha inizio nel lontano 1881 sostenuto da passione, coraggio, impegno, investimenti oggi nelle mani dalla 5° generazione. La Pio Cesare azienda storica vitivinicola piemontese che ben risponde alla sua idea di qualità ed eccellenza, compie 140 anni e, grazie alla determinazione e profonda cultura enologica di Federica Rosy (1) figlia del patron Pio Boffa, mancato improvvisamente lo scorso aprile, conferma, insieme al cugino Cesare Benvenuto Pio, lo stile rigoroso di quest’azienda di soli grandi vini.
Rossi importanti e ricercati come il Barolo, il Barbaresco o la Barbera ma anche Bianchi di assoluta eleganza, basti citare il celebre Piodilei Chardonnay. Nettari che raccontano ognuno con le proprie specificità una regione che non viene mai meno allo status di area vitivinicola d’eccellenza. “Ogni zona, e parcella, ha il suo carattere e solo attraverso il connubio di queste molteplici differenze riusciamo a comporre vini che siano veramente nostri, tradizionali: è la nostra firma” - ha sottolineato Federica.
Oggi la Pio Cesare conta su 75 ettari di vigneti di proprietà nel territorio del Barolo e del Barbaresco, una cantina storica con un approccio profondamente artigianale, poggiata sulle antiche mura romane della città di Alba e sui suoi vini stimati dalla critica ed esportati in tutto il mondo. Nettari straordinari che abbiamo potuto saggiare in occasione di un wine tasting, inno alla data commemorativa, abbinato all’alta cucina dello chef Claudio Mengoni al ristorante fiorentino Borgo San Jacopo.
Qualcuno direbbe, “Se il buongiorno si vede dal mattino…”, ebbene, prima di sederci a tavola, abbiamo assaporato un magnifico Vermouth di Torino (2), “riscoperto nella cassaforte della nonna” - ha raccontato sempre Federica e servito alla sua maniera, senza ghiaccio e con una piccola scorza di limone. Prodotto del passato insieme al Barolo chinato, riportato a una nuova luce, entrambi fedeli alla ricetta di famiglia e con etichetta storica.
Le danze al palato sono poi proseguite con il Piodilei Chardonnay 2019, eleganza e carattere in bottiglia (3), proprio come le donne della Pio Cesare. 10 mila bottiglie per un bianco gradevolissimo, con note di vaniglia, floreali e una spiccata mineralità, squisitamente accompagnato a un entrée di Ricciola marinata in acqua di pomodoro con caviale avocado e mela (4). Per chi ama spassionatamente come me i vini bianchi, un'incantevole sinfonia.
L’azienda produce 15 etichette di cui il Barolo classico rappresenta la fetta di mercato più ampia, oltre ad essere il nettare bandiera della maison. Il Barolo Pio 2017, il cui cuore di produzione è sempre rimasto il territorio di Serralunga: al calice, un vino strutturato di indubbio garbo, dal sorso lungo, pieno, muscolare ma anche piacevolmente fresco e dai tannini ben definiti. 60 mila bottiglie che, insieme al nuovo Barolo del Comune di Serralunga d’Alba (5), testimoniano l’impronta di veri fuoriclasse. Il Serralunga d’Alba 2017, in particolare, rappresenta una piccola tiratura di 1881 bottiglie numerate, una grande annata atta a onorare l’anniversario in corso. Magnifici entrambi e oltremodo irresistibili con un Risotto al Pecorino di Pienza, cicoria, zafferano e polpettine di Chianina.
Vini ricchi, di classe e mai stucchevoli come le due espressioni diverse di Barolo Ornato 2017 e Barolo Mosconi 2017.
E poi venne il Barolo Riserva 2000. Un’edizione ancora più limitata (6): solo 500 esemplari anch’essi numerati della grandissima annata 2000. L’idea di papà Pio Boffa era fare “un omaggio al Barolo, alla sua longevità e alla tradizione di Famiglia” - ha aggiunto Cesare.
Che dire… c’è riuscito appieno, innovando con rispetto per un capolavoro della natura che non si dimentica facilmente.