Generazioni che seguono le orme dei predecessori, affrancandosene, facendo tesoro delle conoscenze e migliorando il propri operati, per risultati che non tardano a conquistare e convincere. E’ la storia dell’azienda vitivinicole La Combàrbia (1), nel contesto territoriale di Montepulciano - frazione di Cervognano - che, nata agli inizi degli anni ’60 per volere di Novilio Mariani, trova una vera chiave di svolta nel 2016 grazie alla passione per il vino del nipote acquisito di Novilio, Gabriele Florio (2). Una realtà di Bacco nuova, forte di innovazione e saper fare, con ambizione e obiettivi certi. Partendo dal terroir che si estende per circa 6,7 ha, prevalentemente composto da argille e sopratutto disposto in zone e altezze diverse: vista la crisi climatica imperante, la diversificazione della distribuzione dei vigneti è certamente un plus, forse non per la gestione, certamente per risultati all’altezza delle aspettative. “Dagli attuali 7 ettari, il nostro lavoro mira a una crescita lenta ma costante” - ci ha raccontato il patron Gabriele Florio, in occasione di una degustazione presso il ristorante Il Teatro a Montepulciano - “contiamo di arrivare a 50 mila bottiglie”.
Un impegno notevole che, complice l’enologo Guiseppe Gorelli, impiega tutta la sua dedizione ed energia, per ridefinire in chiave contemporanea, vini dalle radici antiche.
Ed ecco il nostro interessante wine pairing dove la nuova annata dell’azienda è stata abbinata ed esaltata dai gustosi piatti dello chef Andrea Mancini (3), laziale di origine, da anni in quel della Toscana. Un gradevolissimo Vino Bianco IGT “La Combàrbia”, 2022 (Trebbiano, Malvasia), una sorta di divertissement con una produzione modesta di bottiglie, ha aperto le danze al palato, regalando sentori di freschezza e buona acidità, abbracciando in modo mirabile il finger food d’entrata composto da un Paté di fegatini della tradizione, mantecato con del burro (come da scuola dei cugini d’oltralpe) e servito con dei crackers fatti dallo chef. Tornando ai nettari in degustazione, da subito è emerso l’elemento sine qua non della maison toscana: mai vitigni internazionali.
La seconda portata, un Orzotto (4), peconzola, guanciale e chips di zucca fritta per addolcire la poca acidità nel piatto, ha accompagnato un piacevole Rosso di Montepulciano (5) Doc 2021 La Combàrbia, bland di 80% Sangiovese, 10% Mammolo, 10% Canaiolo: fresco e croccante al palato, è un’etichetta con un margine di espressione ancora in divenire, forse per il tannino leggermente teso.
Il terzo servito, un Raviolo di Trippa tagliata fine a punta di coltello, grattugiata di pecorino gran riserva di Pienza, primo piatto robusto, si è amalgamato alle note vanigliate e speziate del Vino Nobile di Montepulciano DOCG La Combàrbia 2019 (6). Un nettare di carattere, pulito, dai tannini morbidi e dal finale persistente.
Il re del pranzo, il Vino Nobile di Montepulciano Riserva Docg, è giunto in accoppiata con l’ultimo piatto salato, il Guanciale di vitello cotto a bassa temperatura con scarola, capperi e olive. “Produciamo la Riserva solo nelle annate migliori” - ci ha sottolineato Florio. E il risultato è encomiabile: una selezione di 1333 bottiglie dove spiccano eleganza, gentilezza, profondità molto incisiva, con una bella sapidità e un finale lungo ed equilibrato che si fanno apprezzare “senza riserve”, per una beva che non si ferma al primo sorso.
Due parole merita la grafica delle etichette in cui i tratti artistici, fortemente simbolici, raccontano, in un’unica pennellata, dell’ubicazione e della filosofia dell’azienda: un cerchio in bronzo o in oro o ancora rosso rubino o azzurro, a seconda del vino di riferimento, rimanda al significato stesso de La Combàrbia, “crocicchio di strade”, ma anche punto focale di aggregazione e condivisione. In fondo, Bacco nella sua accezione più vera: lo spirito del ritrovarsi e la convivialità senza finzione.
Altre info: