Eccellenza con quantità non elevate, è ciò che caratterizza la produzione di bacco di Torre a Cona di proprietà di Niccolò Rossi di Montelera. Sia chiaro, anche la Villa che domina i quasi 20 ettari vitati, luogo d’ospitalità di gran fascino - 20 camere tutte diverse e finemente ristrutturate dalla contessa Rossi di Montelera - è certamente un vero fiore all’occhiello del comprensorio a pochi chilometri da Firenze che, solo nel 2022, ha visto un’occupazione della struttura del quasi 98%. Ma di questo abbiamo già approfondito il 9 giugno 2021 QUI, ragion per cui il nostro focus vuole essere sulle loro etichette di produzione ossia cinque vini rossi, un rosato, due vini dolci.
Prevalentemente sangiovese ma anche merlot, colorino, trebbiano e malvasia fra i 300/400 metri sul livello del mare, sono i vigneti da cui nascono i vini dell’azienda, ivi compreso il gioiello di casa e cioè la storica Riserva Badia a Corte.
“Rouge mon amour” si potrebbe asserire prendendo a prestito la lingua dei cugini d’oltralpe e in effetti, i rossi sono certamente il cuore dell’azienda di cui abbiamo potuto assaporare diversità ed eleganza in una mini verticale di 6 annate, dal 2013 al 2019, proprio del top di gamma “Riserva Badia a Corte” (1). In un contesto “insolito” ma delizioso come l‘antica sala degli “abbeveratoi” di Torre a Cona (2) rivisitata a una luce più contemporanea, sono sfilati 6 bicchieri, ognuno con una propria personalità distintiva (3), tutti contraddistinti da una certa freschezza e da tannini vellutati, fatta forse eccezione per l’annata 2015 lievemente più “muscolare”.
Il nostro plauso più sentito all’annata 2016 dove, come ci ha ben sottolineato Chiara Bellacci, responsabile marketing/vendite vino dell’azienda, “tutto è stato come da manuale”, dalla vendemmia iniziata nei tempi corretti (10 settembre), alla quantità più che dignitosa etc. Il risultato? Un nettare profondamente equilibrato e una freschezza accarezzata da una rotondità tannica esemplare.
Meno produttiva ma ugualmente interessante l’annata 2017: ritornano al primo sorso, elegante freschezza, gusto, polpa. Così come l’annata 2018, dalla beva agile e succosa e dal sorso fresco e lineare.
E poi c’è Lui, il 2019 dove la stoffa si evince in maniera prorompente, di più… i tannini molto ben integrati nella trama composta del corpo parlano di un nettare che stupirà, ancora e ancora. Se ora si può a giusto titolo chiamarlo un gran vino, c'è da aspettarsi che l’aggettivo si trasformi in un superlativo. La sfida del tempo è particolarmente complice. La pazienza può solo riservare gradite sorprese.
Sfumature diverse per ogni annata che hanno celebrato in modo encomiabile sua maestà sangiovese in purezza per un wine tasting vibrante e di tutto rispetto.
Degna conclusione di una giornata fatta per stupire, la cena by chef Maria Probst e Cristian Santandrea all’Osteria Torre a Cona (4) completa di altri nettari in abbinamento ai diversi piatti in inbilico tra tradizione toscana e spiccata creatività come il Risotto con zucca gialla, uva rossa e salame di selvaggina (5). Ecco fare la sua comparsa il Chianti Colli Fiorentini Docg (6), sul mercato con il nome Crociferro 2020 (sangiovese 90% e 10% colorino): annata da dimenticare per noi bipedi, memorabile coté natura, si presenta come un vino dalla spiccata personalità, pieno, convincente. Presto in commercio.
L’incanto della Toscana al calice e non solo…
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