Ormai è assodato. La canapa, superfood (1) eccezionale è al centro delle mode gastronomiche negli Stati Uniti. E anche nel Bel Paese, forte delle sue proprietà nutrizionali, primeggia in preparazioni culinarie di vario tipo. Da ricordare che in Italia la legge consente l'uso alimentare di soli tre ingredienti - farina, semi decorticati e olio di cui sono ricchi i fiori della pianta.
E nel beverage? Ecco la singolare case history toscana con una birra artigianale (2) e un liquore (3 - fase di produzione) entrambi aromatizzati ai fiori di canapa: frutto di uno studio dell’Università di Pisa appena pubblicato sulla rivista scientifica Food Chemistryche, sono commercializzati con marchio HempItaly. Due inedite bevande alcoliche, chiaro esempio di "prodotti ecosostenibili realizzati in un’ottica di economia circolare grazie al riutilizzo dei fiori di canapa che sebbene siano la parte più ricca di oli essenziali della pianta non sono sfruttati e diventano scarti agricoli”, spiega la professoressa Luisa Pistelli dell’Ateneo pisano.
Il gruppo di Biologia Farmaceutica del Dipartimento di Farmacia da lei coordinato ha condotto il lavoro in collaborazione con tre realtà toscane: il Circolo ARCI La Staffetta di Calci (Pisa) e il Birrificio Artigianale “Vapori di Birra” di Castelnuovo Val di Cecina (Pisa) per la produzione delle bevande alcoliche aromatizzate e l’Azienda Agricola Carmazzi di Viareggio (Lucca) per la fornitura del materiale vegetale.
“L’aromatizzazione con la canapa, pur arricchendo il bouquet della birra, non ha stravolto quelle che sono le classiche note di questa bevanda" – spiega il professor Guido Flamini dell'Università di Pisa - "il luppolo e la canapa, infatti, appartenendo alla stessa famiglia botanica (Cannabaceae), hanno caratteristiche aromatiche comuni”.
“Il liquore, invece" – aggiunge il professore - "avendo una matrice neutra, si è molto arricchito delle note balsamiche conferite dagli oli essenziali estratti dai fiori di canapa, rivelando un bouquet aromatico molto deciso e complesso”.
La canapa utilizzata nella sperimentazione proviene dalle coltivazioni autorizzate in Italia (4) con la Legge 242 del 2 dicembre 2016 che consente la coltivazione delle varietà di Cannabis sativa L. il cui contenuto di Δ9-tetraidrocannabinolo (THC) sia inferiore allo 0.2%. In particolare le due varietà impiegate sono state la Futura 75, di selezione francese, e l’Uso 31, di origine ucraina.
Oltre a Luisa Pistelli e Guido Flamini hanno collaborato allo studio per l’Università di Pisa la dottoressa Roberta Ascrizzi e la dottoressa Giulia Cinque e per la parte aziendale il dottor Matteo Iannone e Andrea Marianelli.