E’ con tre nuove mostre che CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia di Via delle Rosine a Torino - ha inaugurato il suo programma per il 2024. Tre i grandi maestri della fotografia che animeranno le sale espositive: Robert Capa e Gerda Taro raccontano in 120 fotografie una stagione di fotografia, guerra e amore; Ugo Mulas che immortala i graffiti di Saul Steinberg a Milano e infine Michele Pellegrino che porta il suo sguardo poetico sul Piemonte rurale, fra montagne e la sua gente.
14 febbraio - 2 giugno 2024 a cura di Walter Guadagnini e Monica Poggi
La mostra racconta in 120 scatti uno dei momenti cruciali della storia della fotografia del XX secolo, il rapporto professionale e anche quello affettivo fra Robert Capa e Gerda Taro, - Ungherese lui, Tedesca lei - stringeranno un sodalizio artistico e sentimentale che li vedrà attivamente impegnati nella fotografia e nella lotta politica (1 - 2). All’interno dell’esposizione anche la riproduzione di alcuni provini della celebre “valigia messicana” che porta con sé una storia alquanto misteriosa- contenente ben 4500 negativi scattati in Spagna dai due protagonisti della mostra e dal loro amico David Seymour.
14 febbraio – 14 aprile 2024
a cura di Archivio Ugo Mulas e Walter Guadagnini
Nel 1961 Saul Steinberg realizza una straordinaria decorazione a graffito dell’atrio della Palazzina Mayer a Milano (3) su commissione dello studio BBPR che ne seguiva la ristrutturazione. A lavoro terminato, Steinberg chiede a Ugo Mulas -noto per le sue immagini della Milano del dopo guerra e della sua periferia oltre che delle sale d’aspetto della Stazione Centrale- di testimoniare l’opera nella sua interezza e nei particolari. Una selezione di fotografie tutte vintage permetteranno di entrare nella Palazzina Mayer e vedere ciò che oggi non esiste più.
14 febbraio – 14 aprile 2024
a cura di Barbara Bergaglio
La mostra con la curatela di Barbara Bergaglio e un testo di Mario Calabresi, si compone di 50 immagini del fotografo cuneese Michele Pellegrino (4) che scoprì la fotografia a trentratré anni nel corso di una lunga convalescenza. Da quel momento, questo linguaggio diventa il suo lavoro, la sua passione e il suo mondo. Attraverso il suo obiettivo narra montagne (5 - 6), ritualità, volti e momenti del mondo contadino da cui emerge forte la passione per la sua terra e la fotografia.
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