Vivian Dorothea Maier newyorkese, meglio, del Bronx, ha una storia tutta da raccontare. È stata governante e bambinaia, e verso la fine della sua vita si ritrovò in gravi ristrettezze economiche. Non si sposò, non ebbe figli e apparentemente nessun amico. Morì il 21 aprile 2009, a 83 anni. Il Museo di Roma in Trastevere accende i riflettori su di lei, in una mostra in cartellone fino al 18 giugno 2017. Tributo meritato per una misteriosa e – fino a poco tempo fa - sconosciuta artista.
Vivian, che nella sua vita ha realizzato oltre centomila fotografie (1 - Senza titolo, Chicago, agosto 1976), non abbandonava mai la macchina fotografica, scattando compulsivamente con la sua Rolleiflex - venne scoperta per puro caso da nel 2007 da John Maloof, all’epoca agente immobiliare, che acquistò all’asta parte dell’archivio della Maier (2 - Senza titolo, Autoritratto, senza data), confiscato per un mancato pagamento diventandone il custode dell’eredità fotografica. Maloof che di Vivian dice: “… ha scombussolato non solo il mondo della street photography ma anche la mia vita…” Era questa la filosofia sul senso della vita e della morte: “Dobbiamo lasciare spazio a coloro che verranno dopo di noi” diceva la Maier. “È una ruota – si sale e si arriva fino alla fine, poi qualcuno prende il tuo posto e qualcun altro ancora il posto di chi lo ha preceduto e così via. Non c’è niente di nuovo sotto il sole”.
Promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale - Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, prodotta da Chroma Photography, realizzata da Fondazione FORMA per la Fotografia in collaborazione con Zètema Progetto Cultura, e curata da Anne Morin e Alessandra Mauro, la mostra presenta 120 fotografie in bianco e nero (3 - Senza titolo, 1962) realizzate tra gli anni Cinquanta e Sessanta insieme a una selezione di immagini a colori scattate negli anni Settanta, oltre ad alcuni filmati in super 8 che mostrano come Vivian Maier si avvicinasse ai suoi soggetti.
I ritratti di New York e Chicago città nelle quali aveva vissuto, rivelano uno sguardo curioso, attratto da piccoli dettagli, dai particolari, dalle imperfezioni ma anche dai bambini, dagli anziani, dalla vita che le scorreva davanti agli occhi per strada, dalla città e i suoi abitanti in un momento di fervido cambiamento sociale e culturale.
Sono immagini potenti, di una folgorante bellezza che rivelano una grande fotografa, dallo sguardo austero, riflesso nelle vetrine, nelle pozzanghere, la sua lunga ombra che incombe sul soggetto della fotografia. Immagini ancor più stupefacenti se si pensa che Vivian era totalmente priva di formazione specifica, e neppure aveva a disposizione una rete di relazioni professionali.
Vivian sembrava fotografare per se stessa, con ironia e sensibilità, e non mostrava mai le sue foto in pubblico, e questo rende la mostra ancor più interessante, poiché queste immagini hanno molto da raccontare anche sul nostro presente, e in maniera profonda.
Ad accompagnare l’esposizione, il libro “Vivian Maier. Fotografa” (4), curato da John Maloof e pubblicato da Contrasto (24 euro e 90). Nella prefazione al libro, Geoff Dyer dice: “Vivian Maier è un caso estremo di riscoperta postuma: ciò che visse coincise esattamente con ciò che vide. Può sembrare triste e forse anche crudele… ma la sua vicenda rivela anche molto su quanto sia grande il potenziale nascosto di tanti esseri umani…”.
Una celebrazione doverosa, quindi, quella di Roma. Da non perdere.
Info: Museo di Roma in Trastevere Piazza di Sant’Egidio, 1/b Roma, fino al 18 giugno 2017;
Orari da martedì a domenica ore 10-20, chiuso lunedì e 1 maggio (la biglietteria chiude alle 19); Prezzo: intero € 9,50 - ridotto € 8,50