Living & Convivi :: 27 feb 2017

Oscar 2017 - miglior film Moonlight

UNA COSA DI NEGRI. E DI GAY

Neri, rifugiati, omosessuali e… qualche donna. Forse sono mancati gli zingari, ma non i dissidenti iraniani, e persino un colpo di scena. Eh sì caro Trump, il mondo è (anche) questo. Altro che bla bla bla… se ci vedete riferimenti e assonanze con La La Land… non sbagliate, muri e accuse confuse al mondo altro.

C’è chi è rimasto deluso per via della “scarsa” politica, o meglio dell’assenza di plateali manifestazioni di dissenso nei confronti del Presidente americano e della sua politica.

Ma quelle in realtà, nel mondo radical chic, snob e comunque impegnatissimo del cinema c’erano già state e certamente continueranno.

Tuttavia, lo sappiamo, si fa politica più con il lavoro, le opere, l’esempio che non con i cartelli e gli slogan. Come leggere – se non come il trionfo di un dissenso latente, diffuso, condiviso, la vittoria come miglior film del drammatico Moonlight sul (banale, si può dire?) La La Land, il musical di Damien Chazelle, che era candidato a 14 premi e ne ha portati a casa comunque sei?

E come considerare, se non come una efficacissima protesta, l’assenza dell’iraniano Asghar Farhadi, vincitore dell’Oscar come miglior film non in lingua inglese con Il cliente?

Farhadi ha disertato il palco del Dolby Theater per protestare contro il “Muslim Ban” di Trump. La sua lettera - “… la mia assenza è dovuta al rispetto per i miei concittadini e per quelli di altri sei paesi che hanno subito una mancanza di rispetto per via di una legge disumana... Il cinema può usare le sue macchine da presa per abbattere gli stereotipi creando empatia che oggi ci serve più che mai”.

E se il toccante Fuocoammare non ha vinto, ci si può consolare con il grande battage che ha suscitato e che susciterà il comunque pluripremiato film di Gianfranco Rosi; nonché con la dedica fatta agli immigrati dei truccatori italiani Alessandro Bertolazzi e Giorgio Gregorini vincitori della statuetta per il loro lavoro in “Suicide squad”. A proposito, e con un po’ di ironia: come può stupire un Oscar al “trucco” dato agli italiani?

Moonlight, regia di Berry Jenkins è stato quindi giudicato il miglior film, dopo essere stato premiato anche per la miglior sceneggiatura non originale e miglior attore non protagonista Mahershala Ali. La storia racconta infanzia, adolescenza, età adulta di Chiron, afroamericano gay che viene dai quartieri poveri di Miami. Una miscela esplosiva per i benpensanti, per i seguaci di Trump, per chi non vede come sta andando il mondo, per chi fa finta di non vedere che discriminazioni e degrado esistono davvero. E per chi non sa, o non vuole vedere che l’amore, quello vero, lo si può trovare ovunque, persino tra omosessuali afroamericani poveri.

Ecco, un film per… Trump, diremmo.

Piuttosto, ecco l’ironia del destino: per un attimo, a molti di coloro che hanno visto la cerimonia e goduto per la già celebre gaffe – con Warren Beatty e Faye Dunaway che decretano la vittoria di La La Land, salvo poi scoprire l’errore – sarà venuto in mente che sarebbe stato bello se fosse finita così anche in altre, recenti votazioni. Che so, in America, in Inghilterra, e altrove. “The winner is… anzi, no, abbiamo scherzato".

Titolo originale: Moonlight‬
Lingua originale: inglese
Anno: 2016
Durata: 111 min

Genere: Drammatico

Regia: Barry Jenkins

Musiche: Nicholas Britell

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