Si sa, la Toscana vanta una straordinaria concentrazione di blasoni. E proprio di una di queste eccellenze di bacco che vogliamo trattare freschi di un wine pairing a Firenze. Stiamo parlando della maison Piccini 1882, un gruppo che contempla un mosaico produttivo importante (1): dal 2013 esce dai confini toscani dove è protagonista con Fattoria di Valiano, Tenuta Moraia, in Maremma e Villa al Cortile nelle terre del Brunello, per assurgere alle lande vulcaniche del Vulture, in Basilicata e, ancora più a sud, con un’altra tenuta di “fuoco”, Torre Mora, sui fianchi dell’Etna.
Partendo da questo quadro di alto livello e sopratutto di sfida e sperimentazioni costanti e per nulla banali, l’azienda ha deciso di promuovere l’ambizioso progetto “Generazione Vigneti” per racchiudere le numerose tenute sparse in tutta Italia e proprietà della famiglia Piccini (circa 200 ettari). Un’idea che è altresì autentica dichiarazione per decretare il passaggio di consegne ai tre figli, alias quinta generazione, di Mario Piccini, patron del gruppo. Michelangelo Piccini al timone delle tenute toscane di Fattoria di Valiano e Tenuta Moraia, con le sorelle Benedetta e Ginevra Piccini a capo della tenuta siciliana di Torre Mora.
Largo alle nuove generazioni, quindi che, vendemmia dopo vendemmia, insegnamento dopo insegnamento, forti di un profondo amore per la terra e per un vino ben fatto, impugnano il futuro. Con profonda consapevolezza, ne siamo certi.
Ma vediamo i singoli nettari sposati alle proposte di cucina dal piglio contemporaneo e internazionale del giovane (e talentuoso) chef Niccolò Giaffreda del Ristorante Diverso.
Al centro della riuscita degustazione, i vini di Tenuta Moraia, Maremma Toscana e di Torre Mora, Sicilia.
Dopo un brindisi, fresco e gradevolissimo, con un “divertente” Vermentino spumantizzato, Tenuta Moraia Vermentino Brut, è stato un progressivo crescendo di sapori prelibati sia al calice, sia nel piatto.
Gli antipasti, dei Crispy cacio e pepe con tartare di salmone, una Millefoglie di patate porro alla brace blue cheese e rucola e una Tartare di ricciola guacamole e polenta soffiata, hanno tutti trovato il giusto ed equilibrato “compagno” gustativo nelle tre etichette dell’azienda, due dalla Sicilia e una dalla Toscana. Torre Mora Chiuse Metodo Classico Etna Rosé 2018, elegante, brioso, di assoluta piacevolezza (3). La nota fresca in bocca abbraccia in modo armonico l’impeto minerale dell’Etna.
Torre Mora Etna Scalunera Rosato Doc 2022 dove torna la freschezza unita alla sapidità, in un finale persistente che indugia su ritorni minerali. Infine, Tenuta Moraia Albus Bianco Maremma Riserva 2021, vino di spessore, con una parte aromatica degna di nota che lo rende perfetto anche con carni bianche.
Il Primo piatto, degli stupendi Paccheri al tonno rosso (4) capperi olive lime e pecorino, ha fatto il bis con Torre Mora Cauru Etna Rosso DOC 2021 e Fattoria di Valiano Chianti Classico DOCG 2020.
Ode, senza se e senza, ma al Torre Mora Cauru Etna Rosso DOC 2021, versatile, stuzzicante anche con piatti vegetariani, di facile beva, morbido ma dotato di energia vulcanica per un nettare oltremodo singolare. "Cauru" (5), caldo in siciliano, in riferimento al calore del suolo vulcanico. Il risultato? Un bouquet pregevole e raffinato.
La portata successiva, una Coda di rospo al BBQ, soppressata, crema di cavolo viola e carciofi alla menta (6), è stata ben supportata da due dignitosi e considerevoli rossi: Fattoria di Valiano Chianti Classico DOCG San Lazzaro Gran Selezione 2019 e Tenuta Moraia Apricaia Toscana IGT 2019. Entrambi i vini hanno ben concertato con la “non scontata" unione di carne/pesce della seconda pietanza. Forse un punto in più al Sangiovese in purezza del San Lazzaro Gran Selezione la cui soffice trama tannica ha favorito maggiori sensazioni di freschezza e pulizia.
Una memorabile degustazione? Affermativo.