Le banalità non si contano alla scomparsa di un’icona internazionale, così come le sue infinite biografie traboccanti di aneddoti noti o meno, ma con (1 - 2) la morte di Elisabetta II sorge spontanea una domanda, direi ben più profonda, cioè le ragioni del suo indubbio successo planetario: lei, icona di stile e impersonificazione del passato, in un modo mai tanto in rapido cambiamento come oggi.
E se vogliamo riflettere un solo istante, ben oltre i semplici aneddoti pur interessanti legati al suo regno eccezionalmente duraturo e intenso (3), dobbiamo allora interrogarci sulla fonte di questa vasta popolarità: perché cioè in un periodo così indifferente a tutti i “valori” classici e fondamentali (quale il nostro attuale, ma anche il passato prossimo), il “monumento” della tradizione e quindi solidità, almeno psicologica, abbia riscosso tale e tanto successo?
Scopriremo allora, forse, che anche nel secolo della tecnologia, connessione e condivisione (vera o solo apparente) chi ha serietà, capacità e coerenza, riesce a trasmettere, tanto chiaramente quanto naturalmente e senza imposizioni, tutti questi valori; ebbene sì, probabilmente sono queste le motivazioni psicologiche per le quali una persona ottiene considerazione ed anche rispetto, ben al di là della condivisione con le sue idee.
In sintesi, si tratta come detto di coerenza, quella che in anni lontani portò Elisabetta a rimanere a Londra in tempo di guerra insieme con tutti i suoi familiari sotto le bombe di Hitler e senza fuggire dal suo Paese, come fece in Italia un Re fantoccio decretando da noi l’ovvia inevitabile fine dell'istituzione monarchica.
Ma anche fermezza della longeva Regina quando, a seguito delle scelte di un nipote deciso a seguire la moglie americana, impose loro subito il taglio degli emolumenti reali, difendendo non solo il denaro pubblico, ma anche il prestigio e forse la vita della stessa dell'Istituzione monarchica. Una grande Sovrana, ma ancor prima una donna “con gli attributi” quali ne nascono raramente ed alla cui scomparsa tutti dobbiamo un momento di riflessione.
Se poi Carlo III, che sale al trono tanto da anziano quanto lei da giovanissima, avrà ricevuto almeno una piccolissima parte dei suoi insegnamenti, bene! Allora forse il Regno Unito riuscirà a rimanere tale anche negli attuali e futuri frangenti: “la Regina è morta, viva il Re”...