L’etichetta è un elemento di grande rilevanza nel mercato contemporaneo (1), non solo per ovvi valori commerciali e d’informazione ma anche per fattori emozionali. Non a caso si parla di acquisto d’impulso dove proprio il pack può giocare un ruolo tutt’altro che banale. Così nel wine and spirits la creatività e una buona progettazione sono dei valori aggiunti importanti finalizzati ad attirare l’attenzione del consumatore. E proprio qualche giorno fa a Milano, nel quartiere Brera, cuore del design district, Raimondo Sandri (2), designer con un solido background nella moda e nel visual artist, ha raccontato il lavoro di esplorazione che precede la creazione dell’etichetta (3): un universo estetico, quello del creativo, che cerca la possibilità di nuovi linguaggi, percettivi e sensoriali, per descrivere le qualità del prodotto o del brand con personalità e forza espressiva. L’occasione è stato l’evento di visual art “Before Market” (4 - 5) supportato da Arconvert, azienda leader nella produzione di materiali autoadesivi per l’industria dell’etichettatura. Il contenuto della bottiglia di un buon vino comunica concetti come la dedizione, la cultura, il sapere, ma sarebbe comunque incompleto senza una veste esterna, espressione di una ricerca elaborata e profonda per individuare un immaginario o una forma che ne sappia amplificare la personalità. Troppo facile è forse la similitudine tra persona-abito e bottiglia-etichetta: entrambe trasmettono, invece, parte della nostra cultura tanto da diventarne a volte significato stesso.
“Una ricognizione, in equilibrio tra percezione e sensorialità, che diventa banco di prova nella fase di creazione libera che precede il design commerciale strutturato per il mercato e il consumo” - così ha spiegato Sandri - “Nel lavoro di trend - forecast, che cerca di porsi come avanguardia, si opera per arrivare a definire nuovi percorsi. In questa fase è necessario conoscere a fondo le regole, i codici, per poterli manipolare e talvolta sovvertire. I riferimenti alla cultura visiva devono essere, come i limiti di un linguaggio, quanto più ampi possibili”.