Il vino migliore? Questione di gusto ma abbiamo un paio di suggerimenti molto interessanti made in Veneto.
Storia d’eccellenza. Quella dell’azienda veneta Sartori (1) si perde nella notte dei tempi: tra le realtà del vino più antiche della Valpolicella, è l’unica che porta nel marchio la statua di Cangrande della Scala, simbolo della città di Verona. E’ il 1898 quando la famiglia Sartori acquista le prime vigne in Valpolicella e da allora non si è mai fermata, crescendo ininterrottamente per assurgere a brand internazionale e collezionando premi. Ai vigneti (2) di proprietà si affiancano, come è tradizione, quelli di molti conferitori distribuiti nelle diverse denominazioni veronesi che, sotto la supervisione tecnica e agronomica del team dell’azienda, allargano notevolmente il parco vitato consentendo una selezione maggiore e una gamma articolata di vini. Vini che incarnano in modo inimitabile la ricchezza del territorio che li genera, veri modelli d’eleganza come le due nuove etichette dedicate a Zaffira Sartori, detta affettuosamente “Fira”, sorella maggiore del fondatore Pietro Sartori, figura determinante per la fondazione dell’azienda a fine ‘800. “FIRA Bianco” (3) e “FIRA Rosso” (4), raccontano al calice indipendenza e tenacia proprio come era la lady che li ha ispirati. Ancora… complessità, energia e voglia di riscatto. Di più... l’esempio al femminile di una figura chiave di ieri diventa veicolo anche oggi di un messaggio di straordinario valore, tanto che attraverso la vendita di questi prodotti (Progetto Fira), Sartori di Verona sostiene il programma ‘Fondo borse lavoro’ gestito dall’Associazione D.i.re. volto a promuovere l’inserimento lavorativo delle donne in uscita da situazioni di violenza agevolando il raggiungimento della piena autonomia economica. “Il pensiero di una nuova vita possibile può maturare solo se nutrito dalla fiducia e da un appoggio concreto”, spiega Luca Sartori che insieme al fratello Andrea (5), conduce l’azienda di famiglia coniugando passione per la viticoltura, spirito imprenditoriale e sensibilità sociale.
FIRA BIANCO (6), bella freschezza e cremosità al palato, delicatamente agrumato con accenni sapidi, rivela un’attraente dolcezza conferita da sentori di pesca bianca e albicocca. Equilibrio splendido. La versatilità è il suo forte: fresco, con i suoi sentori floreali è un delizioso aperitivo, da accompagnare ad un pinzimonio o a delle quiche di verdura. Con qualche grado in più lascia emergere tutta la sua sapida complessità per abbracciare, con stile, un risotto di pesce o degli scampi alla griglia.
FIRA ROSSO ha una trama affascinante, ricca di frutto: tannini decisi ma eleganti insieme alla naturale speziatura dell’uva, regalano al bicchiere note di ciliegie, more selvatiche e lamponi, non ultima la fragranza della rosa e del pepe rosa. Beva risoluta e finale lungo. Provatelo con del coniglio in tegame o un arrosto di vitello o con del servito di carne che più vi aggrada. Sarà comunque un successo.
Non vi resta che sorseggiare queste due immancabili etichette, “immaginando” un’icona in rosa, antesignana dell’emancipazione al femminile, modello di libertà, autonomia, bellezza e… “woman power”! Come i “suoi” vini.
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