Living & Convivi :: 2 mar 2017

juventus squadra del cuore

UNO JUVENTINO CHE NON RUBA

Confesso subito, sono juventino. Questo fa di me un amico per un bel po’ di tifosi, mentre la maggioranza assoluta – il 75% degli italiani tifa infatti per un’altra squadra – potrebbe pensare che io sono una “brutta persona. Un “ladro”, un profittatore, un corrotto, meglio un corruttore, una persona che ama i trucchi, e la malafede. Un antisportivo, insomma. Gli sportivi sono loro, vittime del sistema. Non importa che siano ricchissimi, intendo dire loro, in prima persona e ricchissima la società per cui tifano, oppure poverissimi; non conta che siano del nord, del centro, del sud, o delle isole; non incide il fatto che le squadre per le quali fanno il tifo si chiamino Inter oppure Catania: è la Juve (1) che ruba (mi viene in mente “non siamo noi che siamo razzisti, sono loro che sono negri”).

Chiedo perdono per l’autoreferenzialità, ma credo aiuti a capire.

Quindi, da calciatore giovanile e poi dilettante ho giocato migliaia di partite: ho vinto tante volte, modestamente, tante altre volte ho perso, per mia modestia. Ho vinto più di un campionato, altri li ho persi per poco, una volta sono retrocesso. Ho meritato di vincere, di uscire sconfitto, di pareggiare. Sono stato fortunato, sfortunato, eroico, mediocre, attento, ingenuo, marpione; buon compagno e a volte, purtroppo, non ce l’ho fatta a esserlo. Talvolta l’arbitro mi ha aiutato, perché protestavo poco – sono stato spesso capitano della squadra – in alcuni casi “mi ha dato contro” perché ha sbagliato, quasi come me e i miei compagni, e quasi mai di più. Succede, sì, può capitare. Alla fine di ogni partita, era il tempo dell’esame di coscienza, con i compagni, l’allenatore, e mio padre, sì, che mi seguiva assiduamente. Intanto, studiando Letteratura e Antropologia ho conosciuto il “capro espiatorio”, che mi ha fatto capire tanto, allora e ancor più oggi: la colpa va assegnata a un animale (a un arbitro, a un allenatore) che ci monda dei nostri peccati e delle nostre mancanze. Invece, io, che non ero nessuno, mi sforzavo di pensare, magari con un po’ di pudore e di vergogna: devo allenarmi meglio, devo usare scarpe più morbide - qualcuno ricorda i tacchetti coi chiodi degli anni Settanta? – devo giocare più veloce e così via…

Ok, ero un brocco, l’avete capito, e la colpa era mia, solo mia. Eppure il calcio mi ha insegnato tanto, mi ha insegnato tutto (e quindi torno presuntuoso, ha fatto lo stesso con Camus e con tantissimi altri); nel calcio ho trovato ogni cosa: il valore, il coraggio, l’amicizia, l’aiuto, il sorriso, il dolore anche: morte di compagni, infortuni brutti, inimicizie, litigi furiosi. Lo spogliatoio mi ha fatto scoprire come gli uomini sono davvero, nella loro… nudità di uomini: il vero, il falso, l’amico, il pavido. Ho fatto del calcio uno strumento del mio lavoro, meglio, un compagno di viaggio, un’ottica con la quale confrontarmi ogni giorno, una lente per “leggere” la vita che vivo, e che osservo. Da “antropologo del pallone, e nel pallone” continuo a studiare e a scrivere. Quella un po’ generica “del mondo del calcio” è tra le appartenenze, le identità che possiedo, forse la mia più sentita, la più praticata. L’ho detto, coltivando un esercizio quotidiano di analisi e di riflessione, tanto è vero che non mi riconosco nella categoria, ancor più massificante del “tifoso”.

Ah, l’argomento di questo sfogo, dopo la partita di Coppa Italia Juve-Napoli, è che la Juve “ruba”. Ma, naturalmente ogni settimana è quella buona per queste considerazioni. Gli arbitri sbagliano (può capitare) in ogni campionato di ogni paese. Se sbagliano a favore della Juve (1), è, ovvio malafede. E a volte, anche quando non sbagliano (come contro il Napoli, ve l’avevo detto che sono della Juve), è uno scandalo lo stesso. A “prescindere” come direbbe, visto che siamo in tema di napoletanità, lo stesso Totò.

Ecco, allora, vorrei provare per qualche ora a trasformarmi in un “anti” juventino, per vedere l’effetto che fa, per vedere a cosa e in cosa crederei. Al fatto che la Juve (chi poi? i dirigenti, gli allenatori, i tifosi stessi, le maschere dello Juventus Stadium; chi, forse ... io?) corrompa nel segreto gli arbitri (uno, tutti?). In che epoca è successo questo? Quando la Fiat era la Fiat, quando al governo c’era Craxi, quando c’erano i democristiani, durante il Fascismo, quando a dirigere la Juve c’era Moggi che ha fatto condannare la serie B. Come dite? Sempre?

Un tempo si narrava che agli arbitri Agnelli regalasse le Fiat (beh, con quello che si diceva delle Fiat sarebbe stato probabilmente un buon motivo perché i giudici di gara penalizzassero la Juve). Insomma chissà che penserei, chissà se mi scervellerei per scoprire il grande e occulto finanziatore. Chi sarebbe il grande beneficiario, il burattinaio, cioè a chi andrebbe questo vantaggio? A Renzi? (ma non era viola?) a Mattarella (sarà juventino?) a Berlusconi? (ah no, è del Milan?) al Papa? (ma non tifa San Lorenzo?).

Se fossi antijuventino, di quelli che non seguono la propria squadra, ma solo la Juve, attendendo – magari per mesi – che perda, mi piacerebbe però sapere che accade. Non mi basterebbe trascurare moglie, fidanzata, fidanzato, amici e lavoro per vederla perdere in Coppa (“che lì non possono comprare gli arbitri” perché, poi?). Non mi accontenterei di riempirei la mia bacheca di facebook di “Juve merda”, “Rubentus” (vi fa ridere?), di “ladri” e “vergogna”. Semplicemente non seguirei più il calcio, come non seguo il Wrestling, che è falso, truccato, taroccato. O no?

A ok, non posso negare la questione della “sudditanza” psicologica. Ma qui entra in gioco l’onestà intellettuale di tutti e chi è senza peccato scagli la prima pietra: che, non ci piacciono le lusinghe dei belli, le offerte di lavoro più vantaggiose, i vestiti migliori? Scegliamo per le nostre vacanze un posto brutto-brutto, e per moglie e marito preferiamo quello o quella che ci fa più pena, non chi ci piace di più. È così, no? Se si avvicina uno straniero lacero e ci rivolge la parola lo trattiamo come chi si “presenta bene”, vero anche questo. (E sì, è di questo che ci dovremmo davvero vergognare…)

Confesso il mio imbarazzo, in questa categoria di “anti” vi sono amici miei avvocati, giornalisti, professori universitari, e anche amici e basta; ho sempre pensato che non sia il calcio - l’eccitazione cui costringe, la passione che trasmette - a trasformare gli uomini. Che, a parer mio, sotto pressione si rivelano per quello che sono, e magari riescono a “mascherare” la propria indole per il resto della loro vita, quando il calcio è lontano. Forse devo spendere meglio la mia stima.

E allora, vi confesso una cosa: il sottoscritto (2 - nella foto Bruno Barba), anche se è uno juventino, non ha mai rubato niente in vita sua, e se mi dovessi vergognare di qualcosa – lo faccio, sì, ogni tanto – non sarà per la mia fede calcistica. Nemmeno quando gli arbitri sbagliano.

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