Visioni da bere :: 12 apr 2017

“IN VINO VEGAN 2017”

GRANDI POTENZIALITÀ PER UN MERCATO IN ESPANSIONE

Certo, c’è anche il vino Vegano (1). E tutti sanno che la viticultura vegan rappresenta oggi un comparto giovane e con grandi potenzialità di espansione. Quel che mancava, piuttosto, era un’attenta analisi del fenomeno, che descrivesse le percentuali del consumo, le potenzialità, e persino gli accoppiamenti possibili. Lacuna colmata grazie all’Osservatorio VEGANOK, che ha formulato il “Rapporto In Vino Vegan 2017”.

Da notare prima di tutto due cose: che, in assenza di regolamentazione europea e nazionale inerente a sistemi di certificazione appropriata per il vino vegano - ovvero privo di stabilizzanti e chiarificatori di origine animale quali albumina, caseina, colla di pesce, gelatine animali - i vinicoltori devono fare riferimento a disciplinari di aziende terze o a disciplinari di autocontrollo; e che il marchio di autocertificazione più accreditato è VEGANOK (2), con severi disciplinari e molto affidabile in quanto riconosciuto e approvato da Associazione Vegani Italiani.

Nel disciplinare VEGANOK vi è una nota specificatamente dedicata al vino e che prevede per gli alcolici il divieto d’uso di prodotti di origine animale per la chiarificazione e stabilizzazione, così come per l’etichettatura e il confezionamento non è consentito l’uso di colle, inchiostri, lubrificanti o qualsiasi altro prodotto di origine animale.

È evidente inoltre che i consigli per gli abbinamenti del vino ai cibi non debbano contenere indicazioni con riferimento a cibi di origine animale.

Il numero di aziende che si sono certificate nel 2016 è notevolmente superiore rispetto all’anno precedente, con un incremento del 35%, così come sono aumentate anche le richieste di certificazione; le aree geografiche più sensibili sono risultate la Toscana con il 28%, l’Abruzzo (20%) e il Piemonte (17%), con una buona presenza anche di vini del Trentino e della Sicilia. Ancora un dato interessante: le etichette certificate VEGANOK sono per il 54% IGT, per il 17% DOC/DOP e soltanto per l’1% DOCG.

Va anche ricordato, a ulteriore garanzia, che che il 45% circa delle etichette che riportano la scritta vegan posseggono già un’altra certificazione oppure un riferimento a metodi naturali o biodinamici; ovvero sono “anche” vini “bio” (26%) oppure “Demeter”, “naturale” oppure “biodinamico”.

Ma vediamo alcuni esempi di eccellenza enologica con etichetta vegan...

In Franciacorta la Cantina Quadra, annovera il primo metodo classico italiano, certificato secondo la filosofia e i criteri della qualità Vegana. Si tratta di Brut Green Vegan (3), non solo un vino ma anche una visione, un modo di produrre, un’attenzione all’ambiente che si traduce in una produzione a basso impatto, rispettosa dell’ambiente. Per Quadra, questo Franciacorta Vegan è la naturale evoluzione di un pensiero coerente che ha portato all’adozione di un percorso enologico a basso impatto.

Proseguendo in Abruzzo, da segnalare Cantina Tollo che attualmente produce quattro referenze biologiche, anche certificate vegan: il Biologico Montepulciano D’Abruzzo Dop, premiato con la medaglia d’argento al Mundus Vini BioFach 2016, il Biologico Trebbiano D’Abruzzo Dop, il Montepulciano d’Abruzzo Dop Biologico Solo Solfiti Naturali e il Trebbiano d’Abruzzo Dop Biologico Solo Solfiti Naturali (4). Preservare il territorio, produrre vino in modo sostenibile, scegliere la strada della tutela e della valorizzazione dell’ambiente. E' questa la filosofia che ha portato Cantina Tollo a produrre vini che rispettano la natura a 360°.

Ron Millonario

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