Un guru dell'accoglienza, che combinando architettura d'interni, design e branding ha creato, e continua a farlo, dei veri gioielli dell’ospitalità in ogni angolo del pianeta. Le prime cose che vengono in mente guardando Erik Nissen Johansen (1), grandissimo professionista dell’hotellerie, al timone dello studio di progettazione svedese Stylt - sono naturalezza, senza etichette, fatti. Sì, perché Johansen di cui abbiamo assistito a una lectio magistralis a Villa Olmi, a Firenze (ne abbiamo parlato anche l'8 gennaio 2024 QUI), qualche giorno fa, è l’anti divo per eccellenza, lontano da certi stereotipi da archistar. E, ciononostante ne avrebbe ben donde. Si presenta con una modestia forse pari alla sua bravura. Un portfolio di progetti da lasciare senza parole: l’architetto condivide, in modo molto confidente e rilassato, il suo pensiero - profondo e spesso in anticipo sui tempi - che si cela dietro a ognuno dei suoi lavori, diversi nella narrazione, uguali nella carica emozionale che trasmettono. Un’inesauribile vena creativa, dai vari 25hours Hotel, a progetti come il centralissimo hotel di Stoccolma Downtown Camper by Scandic (2), fino alla ludica Lego House (3), edificio di 12.000 metri quadrati colmo di 25 milioni di mattoncini Lego a Billund, nel sud della Danimarca. Magica per i più piccoli, estremamente affascinante per l’alto valore ingegneristico e creativo per i più grandi. Ma ciò che ci ha letteralmente incantato durante il suo speach, è stato Pater Noster (4), il faro rinato a struttura ricettiva. Il nome quasi a evocare il trascendentale, o meglio la peculiarità di un eremo, è un luxury hotel di 9 camere per un massimo di 18 ospiti (5), sulla minuscola isola di Hamneskär, al largo della costa occidentale della Svezia (circa 40 minuti dalla terraferma), raggiungibile in elicottero o in gommone. Mare (spesso poco clemente), cielo mozzafiato dai colori cangianti, delfini, l’hotel, un ristorante, una caffetteria, punto. Un nuovo modo di concepire il lusso che, secondo, Erik Nissen Johansen (6) non è più, o non solo, possedere una Ferrari SF90 o un Rolex Chronograph 1942, ma potersi permettere di soggiornare in uno dei siti tra i più spettacolari al mondo. Inaccessibile, roccioso, in mezzo ai marosi, con un menù di solo pescato giornaliero (scusate se è poco)… alias, la nuova ricchezza (per chi può, ça va sans dire). Probabilmente più “evoluta”, di un orologio da polso.