Quando bacco è figlio di un progetto lodevole e oltremodo complesso. Stiamo parlando dei “Vini di Luce” un metodo di coltivazione a firma dell'enologo Alessandro Filippi che ha scelto un approccio agricolo assolutamente naturale, privo di qual si voglia aggressione volontaria o involontaria con l'ambiente. Una forma di agricoltura definita della luce e del carbonio dove l'impatto è praticamente nullo sul terreno e anzi secondo Filippi, poiché - “il vino è un atto agricolo”, la produzione (e non solo) non può esimersi dall’ascolto del terreno e della pianta. “Mi sono accorto" – ha raccontato Filippi – "che seguendo le operazioni sia in vigna che in cantina con i metodi che avevo imparato con gli studi cioè con la chimica, il mio vino aveva perso la maggior parte delle sue caratteristiche cioè quello che lo rendevano unico e irripetibile altrove.”
Un metodo che da qualche tempo ha conquistato e convinto anche altre aziende riunitesi come NOÛS Cooperativa Vino Nuovo. Un chiaro percorso di dismissione dalla chimica di sintesi arrivando a toccare, tra l'altro, alcuni principi della fisica quantistica di cui Filippi è un profondo estimatore.
Il metodo Vini di Luce è un Sigillo di Garanzia e si sviluppa in 5 punti:
La vite è coltivata secondo l’agricoltura della luce e del carbonio
Lieviti e filtrazioni non devono alterare il corredo aromatico del territorio
I tempi delle azioni devono essere dettati dalla natura, non viceversa
Si ottengono vini biodisponibili, ovvero riconosciuti vitali dalle nostre cellule
Solo chi rispetta tutti i parametri ottiene il sigillo di garanzia “DiVini e di Luce”
I Vini di Luce sono stati sottoposti a sperimentazione prima di dichiarare il metodo. Nel 2013 i laboratori VisionLab Energy Quality Research hanno analizzato in profondità i vini prodotti col metodo Vini di Luce per verificare se davvero il metodo apporta benefici anche dal punto di vista energetico e di biodisponibilità ai prodotti. (I risultati sono disponibili e un estratto si può leggere nel sito Vinidiluce.com).
“Sostituiamo la chimica di sintesi con concimi a base vegetale" – ha sottolineato Filippi - "che vanno a rafforzare il sistema pianta e una pianta sana è forte si ammala di meno. Oggi ci sono terreni che potrebbero dare molto ma che son trattati così male che poi devi per forza fare tante lavorazioni in cantina. È come avere una Ferrari e non saperla guidare. Bisogna lavorare molto sulla microbiologia. Un apparato radicale ben trattato può aumentare di 700 volte la capacità di assorbimento di quei sali minerali che sono tipici di quel terroir”.
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