Grande architetto, professore e preside di facoltà amato, ma sopratutto uomo di spessore e profonda umanità. Poche parole per definire una figura di spicco, Giovanni Michelucci (1), attento progettista che ha lasciato il segno in molte opere dal pubblico, tra chiese e stazioni, al privato, fino quando morì nel 1990. Una vita lunghissima (nasce a Pistoia nel 1891) vocata a un vero e proprio rinnovamento dell’architettura italiana, partendo da fondamenti imprescindibili come la condivisione, il valore civico, le questioni sociali, i problemi urbani etc. Ebbene, il pensiero e la volontà di Michelucci rivive più forte che mai nella Fondazione Giovanni Michelucci (2) che lui stesso inaugurò nel lontano 1982 a Fiesole e che ancora oggi, a distanza di oltre 40 anni, non smette di lavorare nella stessa direzione impressa dall’architetto toscano. Gli obiettivi del centro di ricerca rimangono i temi dell’habitat sociale, dell’immigrazione, della convivenza urbana, dell’esclusione abitativa e delle istituzioni totali, oltre alla tutela del patrimonio architettonico del Novecento e alla valorizzazione dell’ingente archivio di Michelucci che conta oltre 5000 tra disegni, corrispondenze, lezioni universitarie e un ricco repertorio iconografico (3).
La struttura è a dir poco affascinate e domina dall’alto la città di Firenze, punto privilegiato per osservare e meditare. Unifamiliare su tra piani, l'immobile anni '30, vanta una linea austera e interni sobri con arredi e caratteri originari, molti dei quali da lui stesso disegnati (4) e altri tipici della tradizione toscana. La Fondazione parla a studiosi, studenti, operatori e cittadini, ponendosi come spazio per crescere, apprendere, progettare, studiare e immaginare, respirando il credo senza tempo di un uomo che poneva, sempre e comunque, l’altro al centro dei suoi piani di lavoro.
Recentissima, inoltre, la pubblicazione della monografia sull'architetto voluta dalla Fondazione stessa per presentarne il lungo percorso umano e professionale. Giovanni Michelucci a cura di Andrea Aleardi (5), direttore della Fondazione, edito da Angelo Pontecorboli. 160 pagine che narrano con piglio scientifico ma al contempo con linguaggio divulgativo la vita dell’uomo, dell’intellettuale e dell’architetto a studiosi, studenti o semplici curiosi e appassionati. Sfogliandolo, si evincono le opere da lui realizzate e quelle postume, i tantissimi progetti, nonché i disegni e schizzi su cui Michelucci misurava il senso delle cose e le ragioni del “fare città”. Dalla Stazione di Santa Maria Novella e la Palazzina Reale (Firenze, 1935), alla Chiesa di Pontelungo (1953), alla Chiesa (6) di San Giovanni Battista (detta dell’Autostrada, Campi Bisenzio, 1964) e quella “memoriale” di Longarone (1966), per citare solo alcune delle esperienze del ricco repertorio del progettista. Su Michelucci Andrea Aleardi, collaboratore del professore dal 1988 fino alla sua scomparsa il 31 dicembre del 1990, scrive - “Aveva un senso di futuro, persistente e trascinante che non gli ha mai fatto perdere quella felice speranza come dimensione esistenziale, profondamente umana”. Un esempio per tutti noi.
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