Lei è senza dubbio tra le più talentuose esponenti della pittura contemporanea. Stiamo parlando della pittrice inglese Cecily Brown le cui opere sono godibili nelle sale al piano terra del Museo Novecento e in Palazzo Vecchio (1 - 2), fino al 4 febbraio 2024.
Protagonista in questo periodo di una mostra personale anche al Metropolitan Museum di New York, l’artista espone i suoi lavori per la prima volta a Firenze in quella che si può a tutti gli effetti dichiarare come la mostra più sofistica ed emozionante dell’anno e raccoglie oltre trenta lavori, tra cui dipinti (3) e opere su carta, per lo più inediti, nati da una riflessione attorno alle Tentazioni di sant’Antonio soggetto ampiamente indagato dagli artisti nei secoli, come il giovanissimo Michelangelo Buonarroti, che, secondo Giorgio Vasari, si misurò con la riproduzione a colori di un'incisione di Martin Schongauer. Nei suoi dipinti (4) la Bronw cerca un dialogo con la storia dell’arte, ma la tradizione figurativa viene messa a servizio del linguaggio moderno, tanto astratto quanto espressivo, con una pittura sempre sontuosa, vibrante eppure controllatissima.
Il titolo scelto da Cecily Brown per questa mostra fiorentina, “Temptations, Torments, Trials and Tribulations”, evoca la vita di ascesi, battaglie spirituali e privazioni del santo. In via del tutto eccezionale verrà esposta, nella cappella al piano terra del Museo Novecento, una versione su tavola di epoca rinascimentale delle Tentazioni di Sant’Antonio, di collezione privata, che, come quella attribuita al giovane Michelangelo - oggi conservata al Kimbell Art Museum di Fort Worth in Texas e databile tra il 1487 e il 1489 -, deriva dalla medesima incisione di Martin Schongauer. Un’occasione assai rara per poter osservare l’immagine che ha ispirato Cecily Brown insieme ai risultati del suo dialogo con la composizione.
“Cecily Brown è riuscita negli anni ad appropriarsi di un nuovo linguaggio espressivo, che coniuga una profonda analisi della grande tradizione pittorica figurativa occidentale all’esperienze delle avanguardie americane, in particolare a quelle dell’Espressionismo astratto. Nei suoi dipinti, al di sotto di un universo di segni e di linee, che vorticano sulla superficie pittorica in un intreccio cromatico frutto di diverse velocità di esecuzione, si celano riferimenti all’iconografia classica, al Rinascimento, al Barocco e non solo, da Hieronymus Bosch ad Edgar Degas a molti altri” - afferma Sergio Risaliti, direttore del Museo Novecento (5).
I temi che sceglie l’artista suscitano diverse emozioni personali ma anche universali e i suoi dipinti sono dominati da un turbinio di invenzioni formali, astratte e figurative allo stesso tempo, in cui pennellate vorticose generano un caos ordinato, che dissolve i confini temporali e spaziali e trasmette a poco a poco un inaspettato senso di armonia, equilibrio e sottile sensualità. Da quello che a prima vista appare un ammasso confuso e magmatico di pennellate, emergono improvvise lacerazioni cromatiche. Dal profluvio di colori affiorano corpi, animali, dettagli anatomici, oggetti ed elementi di vegetazione. La perturbante emozione suscitata da questa orgia di colori e forme è come una cascata di suoni di diverso carattere e intensità, una danza meravigliosa in cui le figure nascono e si disfano in fluide correnti di impasto pittorico. Mentre gli occhi non trovano pace nel groviglio di colori, nelle orecchie si mescolano note di diversa durata, timbro e umore, e la pittura diviene un’esperienza che coinvolge tutti i sensi.
Ogni suo dipinto nasce abbandonandosi al gioco dialettico di analisi e rapimento, provandosi in una reinterpretazione delle immagini precedenti, sia storico-artistiche che di cultura popolare, e coinvolgendo in un processo pittorico vicino alla performance, corpo e anima, cuore e mente, sensi e immaginazione. Le sue “Abstract narratives” (narrazioni astratte), come le ha definite, non abbandonano mai del tutto la figurazione e mettono in discussione e ironizzano sulla mascolinità storicamente legata all' Espressionismo astratto e alle sue mitiche figure esplorando le infinte potenzialità della forma e del colore, vitalità, carnalità e sensualità. L’esposizione prosegue nel Museo di Palazzo Vecchio dove all’interno del Camerino di Bianca Cappello, amante del Duca Francesco I de’ Medici, Brown presenta una sola tela, esercizio di presa di coscienza di diversi livelli di realtà e visibilità.
Museo Novecento
Tel. +39 055 286132 / info@musefirenze.it
Piazza di Santa Maria Novella, 10 – Firenze