Un “Uomo” con la U maiuscola, il grande amore di Oriana Fallaci, Alexandros Panagulis, la sua vita “impegnata”, il suo carattere libertario e soprattutto la sua lotta impari contro la dittatura dei colonnelli nella Grecia degli anni Settanta. Giancarlo Cauteruccio torna in prima nazionale al teatro Niccolini di Firenze, mettendo in scena "Prigionia di Alekos" di Sergio Casesi, dal 10 al 18 febbraio (1), frantumando il rapporto tra palcoscenico e platea a tal punto da permettere all'attore e allo spettatore di vivere il medesimo spazio e avvertire le stesse vibrazioni.
Nel libro “Un Uomo”, Oriana Fallaci dimostra che la libertà di un solo individuo può davvero inceppare il sistema, far saltare le certezze di un regime totalitario, smascherare e forse superare, le miserie proprie degli uomini indispensabili ad ogni regime. È questa volontà dell'immaginazione che "Prigionia di Alekos" (2) vuole inscenare, lo spazio della fantasia, del sogno e della speranza di Alexandros Panagulis.
Con Fulvio Cauteruccio che interpreta Alekos Panagulis, il Prometeo incatenato protagonista di questa piece, Roberto Visconti, nei panni di un Tiresia metropolitano e di un poetico Caronte, e Francesco Argirò, il fragile medico che cura l'eroe, Domenico Cucinotta, l'uomo scarafaggio Dalì e Carlo Sciaccaluga, un surreale Hazizikis.
Cauteruccio, come in una moderna tragedia greca, fa agire i personaggi sulle macerie, le stesse macerie che sono inevitabile amara e sofferta conseguenza di ogni sopruso o violenza. Non più la terribile cella carceraria - costruita apposta, chiamata "la tomba" per le sue anguste dimensioni e a metà interrata - del giovane Alexandros Panagulis, ma un luogo non meglio identificabile dove la dimensione fisica sconfina in paesaggio dell'immaginazione. La stessa immaginazione, la stessa poesia, che Alekos utilizzò per sopravvivere alle torture subite da parte di tre militari, i suoi aguzzini.
La struttura del testo si sviluppa su tre personaggi reali, Alekos, Hazizikis, il medico, tenuti dal regista ai limiti della concretezza, e tre personaggi immaginati da Alekos per sfuggire alla solitudine ed al dolore fisico, ovvero, Dalì, Caronte ed il vecchio cieco.
La scena, pensata da Andrè Benaim per la parte materica e da Massimo Bevilacqua per la parte virtuale, indica quanto la tradizione teatrale e l'innovazione tecnologica possano concorrere all'espansione del luogo scenico e quanto lo spazio e la luce possano divenire esse stesse scrittura.
Parallelamente alle musiche straordinarie di Ivan Fedele, lo spettacolo si avvale di una struttura sonora, pensata dal regista insieme al fisarmonicista Francesco Gesualdi, che rende lo strumento musicale - e il suo esecutore – una sorta di settimo personaggio della piece.
L'autore ha vinto con Prigionia di Alekos "per la sua evidente teatralità e per come ricollega il passato (recente) della Grecia agli altrettanto, sebbene diversamente, drammatici giorni nostri", come si legge nelle motivazioni della giuria del premio Pergola, presieduta da Franco Cordelli.
Orari 21.00, domenica 16.45
Riposo lunedì 12 febbraio
Prezzi Intero: 14
euro
Ridotto | over 60, under26, soci Unicoop Firenze, abbonati Teatro della Toscana: 12 euro