Living & Convivi :: 16 dic 2022

Firenze - La crisi climatica secondo l’opera di Marya Kazoun

A Palazzo Pitti l’installazione ispirata al presepe

Un’installazione che, appena varcata la soglia della splendida Sala Bianca di Palazzo Pitti, crea un forte impatto emotivo in chi la visita. Stiamo parlando di First Act dell’artista libano-canadese Marya Kazoun: il presepe secondo lei (1 - 2) o comunque il tema della natività - da qui l’atto primo della creazione del mondo - rivisitata e trasformata dall’arte contemporanea. Ma c'è di più, l’opera si riferisce alla criticità - presto vero flagello se non si interviene in tempo - della crisi climatica che - “mette a rischio la sopravvivenza della specie umana, così come il nostro patrimonio naturale e artistico” - ha sottolineato il direttore delle Gallerie Eike Schmidt (3 - 4).

Sì, perché l’installazione, in primis è questo: una voce corale, un racconto con protagoniste sagome quasi arboree dei Magi, realizzate in ovatta – alte 2,60 metri – e rivestite da una stoffa bianco latte, nonché uno sciame di locuste (5), prodotte in vetro a Murano, a simboleggiare la rovina graduale del nostro pianeta per il surriscaldamento globale causato dall'uomo (sapiens?). L'artista associa così l’antico disastro biblico a quello in essere e sempre più minaccioso dei tempi moderni.

E’ indubbio che osservando l’istallazione della Kazoun, si è portati a riflette su quale mondo lasceremo ai nostri figli. Con qualche sprazzo di speranza, bensì sempre più fievole, individuato nella scultura sferica al centro - ammirata da sei figure disposte a coppie, che rappresentano l’unione tra gli esseri umani - da leggere come la nascita di un mondo nuovo. Non mancano, seguendo la tradizione cristiana, le figure della Madonna e san Giuseppe, del bue e dell’asinello, che vegliano premurosamente sul nuovo nato.

La Kazoun si defisse lei stessa “un’aliena sul pianeta in cui vive” e, in verità, le sue creazioni sono dei meta universi, originari di un modo parallelo, dei piccoli drammi a cui non è possibile restare indifferenti. Così, lo spazio metafisico della Natività di Marya Kazoun - dove incubi, simboli e utopia si fondono - è abitato da creature che aprono una finestra su futuri possibili, da cui lo spettatore può affacciarsi per indagare sé stesso e la realtà che lo circonda.  

Visibile fino al 29 gennaio 2023.

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