"Non una mostra dal valore semplicemente fotografico e artistico bensì un progetto dal forte valore comunicativo" - così il fotografo Paolo Patruno ha raccontato "I GRANT YOU REFUGE", l'esposizione fotografica che testimonia gli orrori della guerra nella striscia di Gaza visibile all’Istituto Universitario Europeo di Firenze nel chiostro della storica sede della Badia Fiesolana, fino al 14 marzo 2025. Sei fotografi palestinesi - Shadi Al-Tabatibi, Mahdy Zourob, Mohammed Hajjar, Saeed Mohammed Jaras, Omar Naaman Ashtiwi e Jehad Al-Sharafi - danno il loro contributo personale con 30 scatti certamente molto forti, ma che non trattano solo di morte e distruzione: descrivono, altresì, la sopravvivenza quotidiana di un popolo, tra situazioni di infanzia violata e terrorizzata e una disperata ricerca di normalità, là dove di normale non c'è più nulla. Paolo Patruno, ideatore e direttore artistico della mostra continua - "Come fotografo documentarista e come padre, era ormai da oltre un anno che seguivo gli avvenimenti che da ottobre 2023 stanno accadendo in Palestina, nella striscia di Gaza. Nella mia attività di fotografo e filmmaker impegnato su temi sociali, c'è sempre stata la volontà di poter usare le immagini come strumento di comunicazione e di possibile cambiamento. Fare conoscere fatti e storie di cui il pubblico non ha conoscenza, perché da questa consapevolezza potesse nascere anche l’interesse e la volontà ad agire”.
Anche il titolo della mostra ha un significato profondamente simbolico: si ispira, infatti, alla poesia della scrittrice e poetessa palestinese Hiba Abu Nada, uccisa nel 2023 nella sua casa a Gaza durante un bombardamento.
Un modo per condividere un messaggio urgente di pace. Una pace che tarda a venire ormai da troppo tempo. Le foto dei sei fotografi fanno riflettere e, soprattutto, lasciano un segno indelebile in chi le guarda. Come restare indifferenti di fronte al dolore di una madre, di bambini in mezzo alle macerie, di centinai di anime nella disperata calca per ottenere un pezzo di pane? Cibo che, come ci sottolinea Patruno, è difficilissimo da reperire e, spesso, i più piccoli ne sono le ineluttabili vittime. La mostra rappresenta, inoltre, un omaggio allo spirito indomito dei sei reporter della Striscia di Gaza, rappresentanti delle decine di fotoreporter che vivono e lavorano nella zona. Giornalisti che, come purtroppo spesso accade, vengono uccisi mentre fanno il loro lavoro: realtà oltremodo odiosa documentata in tutta la sua drammaticità, in una delle foto esposte.
"Ogni scatto è un battito del cuore, ogni immagine è una testimonianza. Credo che queste storie, crude e non filtrate, debbano essere condivise per ricordare al mondo le nostre lotte, i nostri sacrifici e la nostra incrollabile speranza” - a dichiararlo Shadi Al-Tabatibi, uno dei reporter impegnati nella mostra.
Immagini che vogliono essere un sorta di strumento per creare consapevolezza in ciò che proprio ora sta succedendo a oltre 2000 km da noi perché, mai e poi mai, si dovrebbe sentire un bambino di cinque anni dichiarare di aver pura di morire. In nessun Paese o mondo che si rispetti.