Grande partecipazione e fermento creativo per la magnifica XI edizione di “Florence Biennale – Mostra internazionale di arte contemporanea” (di cui abbiamo già parlato l'11 settembre 2017 - QUI) che, da alcuni giorni, anima il capoluogo toscano (1). 462 artisti (65 gli italiani presenti) provenienti da 72 paesi di tutti e cinque i continenti, espongono le loro "fatiche" negli ampi spazi della Fortezza da Basso (2). La manifestazione fondata 20 anni fa da Piero e Pasquale Celona, vero “portale” indipendente, libero, e innovativo, propone anche un nutrito programma di eventi collaterali quali conferenze, premiazioni, performance e iniziative didattiche. Tema di quest'anno “eARTh: creatività e sostenibilità": la differenza culturale e la biodiversità assurgono a elementi simbiotici, animati da una strettissima interdipendenza da potenziare, di più e meglio.
Fulcro propulsore di idee, palcoscenico per artisti già affermati e meno noti, la Biennale è un momento di notevole spessore culturale e umano. Uno luogo dove vivere l'arte ma anche la condivisione, l'esperienza e l'incontro. Tra i moltissimi creativi provenienti dai quattro angoli del pianeta, spiccano la "narrazione" artistica di Richard-Viktor Sainsily Cayol (3) in relazione alla storia coloniale di Francia, in particolare alla Guadalupa. Il "j'accuse", il senso di repulsione si scagliano contro il primo console Napoléon Bonaparte che, nel 1802, ristabilisce la schiavitù nelle colonie, con tutti gli orrori che ne conseguono. Un'azione profondamente drammatica che porterà inevitabilmente a un processo d'involuzione naturale delle etnie dominate, soffocando ogni tipo di sviluppo. Ecco dunque l'istallazione composta da due elementi, un pannello murale in tecnica mista dove si staglia in tutta la sua "arroganza" l'Imperatore. Un diavolo nero, un essere malefico, con tanto di corna e zoccoli. Molti i simboli presenti nell'opera che, a un'attenta lettura, raccontano la colonizzazione, appunto, e la condannano. L'altro elemento dell'imponente impresa di denuncia storica e sociale è una piramide di conchiglie di lambi, ognuna marchiata con la figura del Giglio (lo stesso segno con cui venivano stigmatizzati a fuoco gli schiavi). Una metafora della tomba, una rappresentazione corale dei migliaia di morti massacrati nelle colonie francesi.
Dalla Guadalupa all'Argentina: due giovanissime artiste di Rosario, Ainelen Bertotti e Mariela Fornasari, esibiscono un'opera dinamica e tridimensionale dal titolo "Autoritratto" (4), parte di un lavoro più vasto, "Proyecto quarta dimensione", nato nel 2016. La quarta dimensione è resa da una magistrale e sottile elaborazione grafica su molteplici e impalpabili supporti in tela. Ancora… tra gli italiani, il padovano Enrico del Rosso: la sua tela "Gentis" (5) mostra un gruppo di androidi che "catturano" emotivamente lo spettatore, lo attraggono misticamente, lo chiamano, grazie a una sorta di effetto ipnotico reso possibile da diversi elementi grafici e compositivi.
Ma come ogni Biennale che si rispetti, la grande kermesse artistica è anche motivo per conferire illustri premi. Uno fra tutti il riconoscimento denominato “Lorenzo il Magnifico” alla carriera (6) - in memoriam - al grande scultore fiesolano Sauro Cavallini del quale sono esposti per la prima volta insieme (7), il disegno dell’Ultima cena (1979) e le tre opere minori in bronzo (ca. 1982-1987) nonché il busto di un discepolo facente parte dell’opera monumentale in gesso che raffigura lo stesso soggetto (1988), la cui fusione in bronzo è incompiuta. L’Ultima cena, opera che si colloca al culmine della ricerca artistica di Cavallini, rappresenta la vita che trionfa sulla morte e restituisce eternità al destino dell’Uomo attraverso l’Amor divino, mediatore fra spirito e materia ma anche matrice di fratellanza universale.
Florence Biennale accoglierà il pubblico fino a domenica 15 Ottobre.