Un artista poliedrico, affascinante, instancabile, curioso e decisamente imprevedibile, forte di un linguaggio artistico che sorprende, proprio perché mai uguale a sé stesso. Stiamo parlando del grande Corrado Cagli, a buon titolo soprannominato “Copernicano” (definizione coniata da Carlo Ludovico Ragghianti durante l’antologica nel 1972 a Firenze in Palazzo Strozzi), a evidenziare l’estrema versatilità dell’artista, le cui opere sono ora godibili fino al 20 ottobre 2022 al Museo Novecento di Firenze (1 - 2).
Mostra di straordinaria bellezza e stimolo, a cura di Eva Francioli, Francesca Neri e Stefania Rispoli (3), dove, già dalla prima sala, si evince la continua sperimentazione artistico-teorica (4) di Cagli (Ancona 1910 - Roma 1976), talento tra i più interessanti del Novecento italiano, a cavallo tra la prima e la seconda a metà del secolo. Pittore e disegnatore ma anche scenografo, scultore e creatore di arazzi, stupisce l’avventore con una serie di dipinti, alcune sculture e numerose grafiche, donati alla città di Firenze dall’artista e dai suoi eredi a qualche anno di distanza dall’alluvione del 1966, in risposta all’appello lanciato da Carlo Ludovico Ragghianti per sostenere la nascita di un Museo Internazionale di Arte Contemporanea che risarcisse la città della ferita inferta da quel tragico avvenimento.
Le opere (5 - 6) esposte ripercorrono in senso cronologico alcuni snodi importanti della parabola creativa dell’artista, a partire dagli anni Trenta quando, parallelamente alle prove di pittura murale, Cagli rielaborò la lezione della Scuola romana e sperimentò le tecniche tradizionali del mosaico e dell’encausto. Seguono le opere della maturità, successive al suo esilio in Francia e poi negli Stati Uniti, dove a soli 28 anni fu costretto a trasferirsi a causa delle sue origini ebraiche e dell’inasprirsi delle politiche del Regime fascista. Questi lavori risentono dell’interesse verso le ricerche internazionali ed evidenziano come ancora negli anni Cinquanta e Sessanta l’artista non rinunciasse a perseguire una personale ricerca sulla tecnica oltre che sullo stile, tra astrazione e figurazione. Si prosegue quindi con i dipinti su carta, i cartoni per arazzi e la produzione grafica a cui l’artista si dedicò soprattutto sul finire della sua attività.
Cagli interpretava l’arte come una ricerca continua, come rivela la sua poliedrica attività, difficile da categorizzare e spesso oggetto di critiche e fraintendimenti, soprattutto negli anni del secondo dopoguerra, profondamente segnati da battaglie di carattere ideologico.
Altre info: