E anche quest'anno è d'uopo alzare i calici per brindare al Consorzio più antico d’Italia alias la Chianti Classico Collection che chiude i battenti della Stazione Leopolda, alla sua trentunesima edizione (1), lasciandosi alle spalle una manifestazione (2) con i numeri e non è un'eufemismo: 211 le aziende partecipanti (3), 773 i vini in degustazione (4), 2000 gli operatori di settore e 350 i rappresentanti della stampa nazionale ed internazionale accreditati (5), cui quest’anno si aggiungono anche 460 appassionati a cui la manifestazione ha aperto le porte il 16 febbraio.
Un Consorzio, quello del Gallo Nero, che ha una storia importante e che “deve essere un esempio per tutte le altre realtà italiane” come ha commentato il Presidente della Commissione Agricoltura della Camera, Mirco Carloni, ospite della manifestazione.
Nel 1924 furono 33 lungimiranti viticoltori a decidere di crearlo: la loro visione fu quella di credere nell’unità di intenti, nella forza della collettività, di investire nell’aggregazione uscendo dalla miopia del singolo interesse privato, perché solo così si poteva gestire una produzione che potesse parlare di un intero territorio. A 100 anni di distanza, il Consorzio del Chianti Classico che oggi rappresenta una compagine di 500 aziende si fonda sugli stessi valori di allora.
“E’ il territorio che fa la differenza" - ha dichiarato il Presidente Giovanni Manetti, nel corso del suo saluto alla stampa – "ma fondamentale è anche il rapporto fra i fattori naturali e le persone, uomini e donne, che sono riusciti a mettere a frutto il dono offerto loro da madre natura. Questo è quel quid in più, l’intreccio magico fra natura e uomo, che ci permette di produrre vini unici al mondo. Quello che il grande Luigi Veronelli chiamava “l’anima del vino”. L’auspicio – ha concluso Manetti - è che i vini Chianti Classico possano esprimere sempre più territorio ma anche sempre più anima.”