Un successo straordinario, di pubblico e di consensi; una tre giorni di incontri, dibattiti, dialoghi con tanti personaggi noti, ma soprattutto su un tema eterno, “il gioco”, declinato sotto le diverse ottiche dell’antropologia, della storia, della pedagogia, della filosofia. Questo, e molto altro è stata la settima edizione di “Dialoghi sull’uomo, il festival dell’antropologia contemporanea” (1), ideato e diretto da Giulia Cogoli (2), promosso dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia e dal Comune di Pistoia (3), che si è svolto nella meravigliosa cornice della città toscana dal 27 al 29 maggio.
Conferenze, letture, spettacoli, proiezioni e giochi si sono alternati di fronte a un pubblico intergenerazionale e proveniente da varie città d’Italia - 20.000 le presenze totali -; a intervenire e ad affollare i teatri e le piazze del centro storico, antropologi quali Marco Aime, Adriano Favole e Christian Bromberger; filosofi quali Pier Aldo Rovatti, psicoanalisti come Massimo Recalcati, psicologi come Anna Oliverio Ferraris, studiosi del mondo antico come la brillantissima Eva Cantarella, insegnanti di pedagogia quali Davide Zoletto, semiotici come Stefano Bartezzaghi. E poi due veri big: uno del mondo dell’arte come l’eccentrico, esaltante e trasformista Arturo Brachetti che con il suo spettacolo “Il magico gioco della fantasia” ha mandato in visibilio il teatro Manzoni; l’altro del mondo dello sport, Marco Tardelli, che insieme alla figlia Sara e al sottoscritto ha dialogato sul tema: “L’importante è giocare: i valori dello sport”. Tardelli, immerso in un bagno di folla un po’ nostalgico ma comunque entusiasmante, ha citato grandi vittorie e grandi sconfitte - ricordando come si impari molte dalle une soprattutto dalle altre - omaggiato grandi personaggi come Scirea e Bearzot, esaltato i “poteri” dello spogliatoio e dell’educazione sportiva di base, ha parlato di identità calcistiche nazionali e dei brividi che regala l’indossare la maglia azzurra (foto 4, al centro - l'antropologo e redattore di FoodMoodMag Bruno Barba intervenuto nella tavola rotonda con Tardelli + 5 Video dell'incontro).
In tutti gli incontri è emerso come il gioco sia una cosa “serissima”, un bisogno fondamentale dell’uomo, che attraverso il gioco cresce, si esprime, si rivela, si realizza e talvolta, purtroppo, si perde, come ha sottolineato Marco Dotti nel suo intervento sulla ludopatia.
Da sottolineare che, ancora una volta il successo della manifestazione ha dimostrato come il pubblico senta l’esigenza di un’informazione di livello, densa e colta ma mai pedante o fine a se stessa; che l’antropologia è disciplina affascinante perché racconta dinamiche, strutture, funzionamenti della società; che le scelte dei consulenti Marco Aime e Adriano Favole che coadiuvano Giulia Cogoli si rivelano sempre azzeccatissime.
A corollario dei Dialoghi, la mostra “In gioco” di uno dei maestri della fotografia italiana Ferdinando Scianna che ha esposto 50 suoi scatti sul tema. La mostra resterà aperta gratuitamente al pubblico fino al 3 luglio; è un’occasione per visitare la città, un gioiello toscano raccolto, vivace, ricco di arte e di monumenti; un’opportunità soprattutto per soffermarsi sulle fotografie di bambini, ma non solo, che giocano per le vie di Bagheria, Carmona o Madras, nelle lande foreste o spiagge dello Yemen, del Vietnam, di Mauritius, di Rodi.
La manifestazione ha vissuto altri grandi momenti: la partecipazione alla “Caccia ai tesori nascosti della città”; l’animato e divertente cruciverba proposto dal semiologo Stefano Bartezzaghi, che ha sfidato l’autore televisivo Davide Tortorella; la premiazione di Daniela Ferrari, la studentessa del Liceo Scientifico E. Fermi di San Marcello Pistoiese, vincitrice del concorso di scrittura “Mettersi in gioco: una sfida all’individualismo”.
Veri grandi protagonisti, insieme ai relatori, sono stati il pubblico e i volontari. Il pubblico è stato presente in carne e ossa e nelle piazze virtuali dei social network, coinvolto in tempo reale durante lo svolgimento di tutti gli eventi, con 10.000 persone che su Facebook e Twitter hanno visualizzato, commentato e condiviso i contenuti dei relatori portando i loro hashtag a toccare i 180.000 reach. E poi i volontari, 370 in tutto, di cui 340 giovani tra i 16 e i 25 anni, la vera anima del festival, che hanno affiancato la squadra organizzativa composta da una cinquantina di 50 dipendenti dell’amministrazione comunale e della Fondazione Caripit.
Di quali Dialoghi staremmo parlando se non fosse stata coinvolta la città intera?