Il piacere di seguire da vicino un’azienda che ogni anno sorprende e dà il meglio di sé per dei nettari la cui personalità è sempre più definita e interessante.
Stiamo parlando della maison Colline Albelle, a Riparbella nel pisano, esattamente, nell'entroterra di Cecina, zona ricca di suoli tufacei e sabbiosi. Di Julian Reneaud giovane winemaker dell’azienda con un background consolidato, abbiamo parlato più volte, così come della sua lodevole operosità in campo, o meglio in vigna e, diciamolo, ora è il suo momento. Ma si sa che la buona sorte aiuta gli audaci. E di coraggio misto a tenacia, senza mai venir meno a un preciso impegno ecologico, Julian ne ha da vendere.
Ne abbiamo avuto conferma una volta di più in occasione di un wine pairing (1) con i piatti di Vito Mollica al ristorante Atto, a Palazzo Portinari in centro a Firenze (2).
Ma prima di entrare nel vivo delle sensazioni, del respiro e dell’anima dei singoli calici assaporati, è bene sottolineare quanto ogni sorso sia rivelatore di un lavoro agricolo il meno invasivo possibile, e di una vinificazione poco o per nulla aggressiva, tanto che si potrebbe parlare di vigneti coltivati come l’orto.
L’esordio del pranzo è stato con Inbianco 2022, un Vermentino “fuori dal coro”, volutamente “più leggero”, con una gradazione alcolica di 10°. Invita a una bevuta gioiosa e appagante, rivelando comunque un carattere preciso dato da un bouquet aromatico floreale dove si evincono note di pesca matura e vaniglia. “Il 2022 è stata un’annata molto asciutta” - ci ha raccontato Julian (3 - Primo da Sx). Il che comporterebbe ovvie criticità nella maturazione dell’uva ma non per Inbianco figlio di una vendemmia molto anticipata con l’uva ancora un pò verde. La freschezza gustativa e la raffinata sapidità che lo contraddistinguono è puro piacere da condividere senza riserve. Poeticamente parlando mi piace pensare a questo nettare come a una donna soddisfatta, intrigante, a tratti intensa, garbata nei modi ma molto seducente. Mirabile, ma non poteva essere altrimenti, l’abbraccio con un Insalata di mare tiepida su crema di fagioli di Rotonda (4).
L’entrata in scena del primo rosso, Inrosso 2021, un Merlot (5) in purezza giunto al suo secondo anno di produzione, ha accompagnato un servito delizioso di Animelle e porcini. L’assaggio è fresco, con un tannino ben svolto dal tocco vellutato, morbido e godibile. Equilibrato, con ampie note di frutti rossi e un finale elegante esprime degnamente l’obbiettivo del vigneron - “Vini con un’espressione più verticale, con meno aromi ma ben distinti”.
Il terzo assaggio che ho amato in modo particolare, Serto 2020, Sangiovese (6) in purezza, si è mostrato vibrante e setoso al contempo, con grandi potenzialità aromatiche. L’ingresso in bocca è piacevolmente fresco, con un tannino ancora in divenire, certamente già apprezzabile ma foriero di una trama tutta volta a diventare, nel tempo, sempre più fine e persistente. Ottimo l’abbinamento sia con i Cannelloni di fagianella, sia con il Lombetto di capriolo arrostito.
La dolce chiusa ci ha deliziato con un sorprendente Savarin al diospero combinato con del gelato al miele (foto in apertura). Il vino scelto ci ha ugualmente stupito per l’imprevista congiunzione di gusto. Julien ha, infatti, optato per il versatile e raffinato Inbianco 2020, delicato e floreale. Una squisita danza armonica il cui matrimonio con il fine pasto di origine francese, non poteva essere migliore.
Tutti vini che accarezzano splendidamente il palato, come le nuvole passeggere in etichetta che paiono lambire dall’alto i rispettivi vigneti.
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