In una società dell'effimero e sopratutto del "tutto, subito e ora", una voce in controtendenza viene dal mondo del vino e dall'ospitalità che ne consegue. Ne è un esempio Il borgo medievale di Castello di Albola, a Radda in Chianti, imponente tenuta di oltre 900 ettari, di cui 110 vitati che "guarda" un panorama a 360° di ineguagliabile bellezza come solo questo angolo di Toscana è capace di offrire. Qui, lo slow living contornato da bellezza e lusso sussurrato con eleganza, è uno dei tanti plus per chi cerca soggiorni distintivi tra storia, arte e contesto agro-paesaggistico stupefacente.
La prima è la settecentesca Villa Le Marangole completa di 6 camere dotate di ogni servizio. Dal patio della villa, impareggiabile la vista sulle vigne della proprietà. La seconda dimora storica è Villa Crognole, costruita nel quindicesimo secolo e sapientemente restaurata. Ospita fino a sei persone e offre ulteriore confort come un'esclusiva piscina e un'ulteriore terrazza panoramica dove abbandonarsi senza fine.
Silenzio, mille varianti cromatiche del verde che parlano del fascino del chiantishire: adeguarsi al ritmo della natura è cosa facile. In Villa Le Marangole, domina un mood d'autrefois in elegante stile chateau: sia le camere, sia gli spazi comuni, paiono quasi "congelati" nel tempo, tra arredi antichi importanti, camini monumentali, tappeti magnifici e dipinti classici di secoli passati anch'essi cenni di storia visiva su cui indugiare a lungo. Tutto è poesia, fascino, sogno. E memoria. Ma oltre ad accarezzare l'anima, questa grande tenuta, regala coccole al palato sia di bacco, sia con le specialità di alta cucina dello chef Alessandro Chiesa.
Culla della letteratura e del Rinascimento italiani, il Chianti Classico è in primis eccellenza enologica che tutto il mondo ci invidia.
Le vigne godono di forti pendenze, tra i 350 e 650 metri s.l.m., di notevoli escursioni termiche e di un microclima ideale per la produzione di nettari ognuno capace di distinguersi per stile e personalità. I vigneti storici di Selvole, Capaccia, Madonnino, Ellere, Marangole, Mondeggi, Sant’Ilario e Acciaiolo sono disposti ad un’altitudine tra i 350 metri e i 550 metri e prendono luce, come si dice in Chianti, “da sole a sole”. Il vigneto simbolo di Albola è sicuramente la vigna Il Solatio vigneto che si inerpica su di una pendenza mozzafiato tra i 550 e i 580 metri. Infine, oltre i 580 metri, ci sono le altissime vigne di Chardonnay.
Parola ai vini di Castello di Albola
Lo assaggi e t'innamori, punto. Chardonnay in purezza, questo vino di straordinaria piacevolezza che nasce da una lingua di 3 ettari in mezzo al bosco e a quasi 700 metri d'altezza, è di razza: in bocca rivela un susseguirsi di sensazioni fresche, dal formidabile equilibrio gustativo, invita al cibo. E non si smetterebbe mai di apprezzarlo.
Il Chianti Classico DOCG, premiato per ben due volte tra i migliori 100 vini al mondo da Wine Spectator, è certamente tra i più identitari delle etichette aziendali. 100% Sangiovese, racchiude tutte le caratteristiche salienti dei vigneti di Castello di Albola. All'assaggio è gustoso, gradevolissimo alla beva. Mineralità, freschezza e sublime ritorno gustativo di frutti rossi, lo rendono il biglietto da visita esemplare della Maison chiantigiana. Longevo nel DNA, è pronto a stupire ancora e ancora tran qualche tempo.
Un bland delle migliori uve di otto vigneti in selezione. "La 2021 è stata un'annata di concentrazione che si ritrova tutta nel calice" - ci conferma l'enologo Valerio Falchi. Complessità, spinta e concentrazione sono le caratteristiche salienti di questo vino. La bocca è calda e la corrispondenza naso bocca oltremodo perfetta. Bella la persistenza.
La 2018 annata regolare, fresca. Ne consegue un nettare di grande eleganza, saporito al palato con tannino ben svolto dal tocco vellutato. Il Frutto rosso è molto marcato. L'eleganza regna sovrana al calice.
"Vino irripetibile che si distingue da tutti" - così lo definisce sempre l'enologo. E in effetti, questa chicca che nasce da un vigneto a forma di cuore, manifesta un gusto calibrato nelle varie componenti oltre che sapido. 100% Sangiovese, ha intensità fruttata con note a bacca rossa scura e spezie. Notevole la persistenza.
Vino storico, Supertuscan, altresì detto "La nota extra Sangiovese". "Poco ma buono", sì perché il vigneto di vecchie viti che lo genera, produce una selezione limitata ma di carattere ed eleganza. Intenso e concentrato, ha un corpo morbido e flessuoso. Infinito.
Ultimo ma non meno importante, il coté ristorazione
Al timone della cucina dell'enoteca lo chef milanese di origine e toscano d’adozione Alessandro Chiesa, classe 1972, con trascorsi, tra gli altri, al Ristorante Savini e all'Armani Café etc. Su prenotazione è possibile degustare i vini della tenuta accompagnati ai piatti di spessore dello chef, peraltro grande conoscitore della carne che realizza magnificamente. Come l'Ombretto di cervo affumicato all'alloro in crosta che abbiamo assaporato. Morbido, squisito nella sua apparente semplicità, celebra degnamente il comprensorio, qui appena rivisitato per un pubblico internazionale abituato a standard gastronomici di livello. Lodevole l'abbraccio con il Solatio 2015. La stagionalità impera nel suo menù mai scevro del fondamentale apporto vegetale. Una cucina di ricerca, certo, ma per nulla ermetica dove è facile "leggere" i prodotti locali sapientemente orchestrati. E ricordare l'emozione.