Un evento composto da due mostre, un simposio internazionale, un ricco programma di performance, incontri e concerti. Degrado urbano, violenza sociale, il mondo delle gang raccontato attraverso un viaggio nelle periferie disagiate delle grandi città. Gangcity (1) è ben più di un evento collaterale della quindicesima Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia, aperta fino al 27 novembre 2016 nello spazio Thetis dell’Arsenale Nord. È un progetto, coordinato da Fabio Armao, docente di Politica e processi di Globalizzazione dell’Università di Torino, che va alla ricerca del profondo legame tra tessuto urbano e fenomeni sociali caratterizzati da illegalità e violenza. L’intento è quello di divulgare e coinvolgere attivamente la comunità scientifica e artisti di ogni settore per far emergere soluzioni operative innovative e sostenibili.
La mostra fotografica, curata da Anna Zemella - è composta da 80 scatti in bianco e nero di sei maestri della fotografia - Letizia Battaglia, Francesco Cito, Donna De Cesare, Salvatore Esposito, Walter Leonardi, Valerio Polici – in grado di raccontare, sotto diverse angolazioni, e da Scampia a Roma, dall’America Latina a Napoli, a Los Angeles, a Palermo, oltre 40 anni di drammatica relazione tra degrado urbano e degrado sociale.
L’esposizione di opere di design, curata da Davide Crippa, analizza, attraverso la creatività provocatoria di oltre 20 artisti internazionali, oggetti, simboli, linguaggi e rituali delle gang. Racconta, in pratica, abbigliamento, tatuaggi, accessori e oggetti di culto caratteristici dei gruppi criminali.
Sempre fino a novembre, è possibile l’erogazione di crediti formativi, con workshop per studenti e cicli di seminari per mettere in rete professionisti di tutti i settori; un programma di iniziative culturali che spaziano dal teatro ai concerti, dalla proiezione di film, documentari e corti alle installazioni artistiche; un concorso fotografico internazionale rivolto agli studenti, chiamati a raccontare per immagini manifestazioni e soluzioni del problema.
Insomma, la periferia sviscerata nelle sue dinamiche, nelle sue atrocità, nel suo degrado, ma anche e soprattutto, nelle sue potenzialità di riqualificazione e riappropriazione degli spazi urbani.