Fiesole, la magnifica collina che sovrasta Firenze è stata oggi teatro della presentazione dello Studio di un grande artista italiano del 900', Sauro Cavallini (1). Scultore spezzino di nascita ma fiesolano d'adozione, scomparso l'anno scorso a 89 anni, è stato protagonista di una parabola artistica lunga più di mezzo secolo che l’ha portato a progettare opere di grande suggestione, oggi ammirabili in diversi luoghi d’Europa e d’Italia. Moltissimi i riconoscimenti e le commissioni di grande rilievo: ha avuto il privilegio di donare le sue creazioni a personaggi di elevato spessore, primo tra tutti Papa Wojtyla (2). "Una figura cardine dell’arte contemporanea" - come ha ben ricordato anche Eugenio Giani, Presidente del Consiglio Regionale della Toscana, in apertura dell'emozionante incontro rivolto alla stampa e a numerosi opinion leader.
Dal prossimo mese di febbraio sarà possibile visitare su appuntamento questo luogo suggestivo e ricco di poesia dove l’artista aveva scelto di vivere e lavorare e dove tuttora sono custodite circa 300 opere di scultura. "Il nostro desiderio è quello di condividere con il maggior numero di persone l’espressione artistica del maestro, mio padre" - ha proseguito Teo Cavallini, figlio dell'artista.
Giungere in questa dimora in posizione dominante sopra la città dantesca riempie l'anima. Appena varcato il cancello del grande giardino antistante la villa, infatti, si è accolti, in una sorta di abbraccio universale, dai suoi numerosi personaggi, umani e animali: grandi e piccole sculture collocate nel parco, un susseguirsi di bronzi e bronzetti di varie dimensioni, tutte fuse a cera persa e realizzate tra la metà degli anni Sessanta del Novecento e i primi anni Duemila. Dai magnifici danzatori, atleti e ballerini (3) che si intrecciano in tensione sospesa verso l'alto, alle figure prese in prestito dalla natura: la Gatta (4), il Bassotto, il Gufo. "Dove finisce la natura inizia l'arte" - così soleva dire Cavallini. E come ben ha espresso Ornella Casazza (5 - Prima da Sx), nota storica d'arte - "È la natura che lo ispira, è la natura quella in cui crede, e che vede da un ambiente di armonia e di magia dove lui ha costruito la propria dimora". E poi c'è l'opera per eccellenza, quella che non smetteresti mai di ammirare, di toccare, di accarezzare, "l'Ultima cena" (6), capolavoro incompiuto e di cui si possono ammirare i magnifici bronzi preparatori. Anche qui un tripudio di movimento, dove il Cristo (7) risorgente è circondato dai suoi discepoli seduti sul tavolo e non su delle sedie, tutti in un'unione dinamica. Di fremente bellezza. "Natura e uomo non sono mai concepiti in forma statica, ma in un movimento che è quello tipico della figura che si dedica alla danza e alla ginnastica, o dell’abbraccio fra gruppi di persone" - ha sottolineato sempre la Casazza. Un'opera che contraddice la classica impostazione presente nella storia dell'arte, sia perché vede i commensali e il Cristo stesso uniti dal comune denominatore della tavola, sia perché preannuncia, anzi quasi anticipa, l'ascesa finale del Figlio di Dio dopo aver consumato la tragedia terrena. Quella tragedia che trova la sua più alta espressione in Giuda che si copre il viso quasi a cancellare, se mai fosse possibile, il tradimento compiuto. Eppure il rapporto tra l'uomo e il Cristo permane come ben espresso dalla danza dinamica dei corpi uniti tra loro o dallo sguardo o dal contatto. E in mezzo a questa umanità la figura del Cristo appare in tutta la sua grandezza, quasi gioiosa nonostante la morte incombente ma già colma di luce per la vittoria finale. Così come il vibrare fisico del corpo e l'incedere verso l'alto comunicano allo spettatore un messaggio di fiducia e di speranza.
Ma l'opera più nota dell'artista è il "Monumento alla Vita" (8), un bronzo di oltre 3 metri di altezza che si può ammirare a Strasburgo (F) davanti al Palazzo del Consiglio d’Europa.
Quella vita che Cavallini ha vissuto intensamente, generoso nel quotidiano come nell'arte, per tutti i suoi 89 anni. Forse un caso che sia mancato alla stessa età del grande Michelangelo?