Quale è la moda di domani? Un interrogativo fondamentale a cui, in parte, rispondono grandi eventi come l’edizione di Pitti Uomo ora in corso alla Fortezza da Basso.
Certo è, che il settore moda ha bisogno più che mai di mescolare i propri codici in un sano processo di contaminazione con ambiti limitrofi, quali arte, design, comunicazione etc. in un mondo in veloce cambiamento.
Un tema complesso di cui se ne è a lungo dibattito in occasione della presentazione dell’Installazione Transitions (1), al Salone Brunelleschi dell’Istituto degli Innocenti di Firenze.
Grazie all’Istituto Europeo di Design, infatti, in scena il lavoro di 8 studenti di fashion design (2) che hanno condiviso il loro punto di vista, con la complicità della mentor inglese Lucy Orta (3), artista visiva di fama internazionale, concetti fondanti e imperativi quali la transdisciplinarità, il linguaggio di co-creazione e in particolare il tema della transizione inteso come momento di passaggio e di complessità che ogni cambiamento comporta.
“Sono lieta di avere fatto da mentore al gruppo di talentuosi studenti internazionali IED in questa tappa fondamentale del loro percorso creativo. Le loro risposte creative ne dimostrano il ruolo da protagonisti di un mondo futuro in cui dovremo abitare. I giovani designer si misurano con instabilità ambientale e molteplici timori, per immaginare scenari positivi e adattivi. In una mostra che induce alla riflessione vedremo una serie di idee speculative: futuri abitati da esseri con identità multiple e ibridi uomo-natura-macchina del Novacene, abiti disegnati dall’IA generativa, tessuti che emettono canzoni o crescono in autonomia prima di essere riassorbiti naturalmente nella terra. La mostra all’Istituto degli Innocenti è un’installazione fertile e un incubatore per le molteplici interpretazioni del tema ‘Transizione’ tra moda, film e performance, collocate in un dialogo critico a cui il pubblico è invitato a partecipare” - ha dichiarato Lucy Orta, artista e Chair of Art and the Environment, University of the Arts London.
Così, tra gli altri, la giovane lombarda Gaia Invernizzi (4) e il progetto Fluvoxamina, la cui versatilità dei suoi outfit è straordinaria: “uno e centomila”, potrebbe esserne il claim. Il capo diventa altro a seconda dell’esigenza, una borsa che in due passaggi rinasce a copricapo (5), la mantella che si destruttura e, voilà, un altro cappello pensato per inverni rigidi. Di più... La performance porta a conoscere se stessi grazie all'interazione con i capi, questi non seguono le linee e le forme del corpo esistente ma ne creeranno uno nuovo.
2050 meno acqua potabile, come sopravvivere? Questa l’urgenza trattata da Livio Pilla di Roma con uno zaino agile da trasportare per affrontare la crisi idrica, purtroppo non un’utopia ma uno scenario dai contorni sempre più reali a cui dare riscontro. Lo zaino racchiude tutte le nostre risorse, non più l'inutile e il temporaneo, ma solo l'indispensabile, avvolto in un moderno materiale tecnologico che raffigura la nostra inesauribile capacità di evoluzione.
L’installazione amplia il terreno della moda includendo elementi performativi, disegni, immagini fotografiche e video (6). Qui i giovani Fashion Designer si raccontano come futuri protagonisti attivi di un mondo che dovranno abitare, i progetti diventano quindi lo strumento attraverso cui esprimere il proprio pensiero su temi importanti del contemporaneo.