Lifestyle & Beauty :: 20 apr 2020

Intervista a Defustel Ndjoko, dandy e icona di stile

Passione, rigore e creatività al servizio della moda

Quando lo incontrai all'ultimo Pitti Uomo di Firenze, capii subito che cosa significhi essere eleganti nel Dna. Sì perché Defustel Ndjoko originario dell'Africa, dandy di fama internazionale ma sopratutto opinion leader del settore moda, incarna lo stile di una personalità forte e decisamente unica (1 - 2 - 3). Certo, nulla si ottiene per caso e dopo aver sofferto anni di gavetta estenuante, subito condizioni di lavoro deplorevoli e lasciato il Camerun a 25 anni per coronare i propri sogni tra il Belgio e l'Italia, ora è un'icona mondiale: crea tendenze, collabora con blasonati brand di moda sia come testimonial, sia come trait d'union per il mercato africano. L'ho contattato in remoto a Bruxelles dove vive con la sua famiglia in quarantena per chiedergli della sua vita che sembra quasi un film. In realtà, come ama affermare, una vita fatta di "passione, pazienza e perseveranza". Dove la determinazione è tutto. Mai senza etica: con l'uomo al centro, così come lui stesso auspica per la moda del futuro. 

 

 

Dandy, designer e icona di classe ormai celebre nel fashion system, raccontaci la tua vita prima di diventare l'uomo che sei oggi...

Bongiorno Claudia, innanzitutto grazie per darmi la possibilità di esprimermi attraverso il vostro importante magazine.

Dunque... Sono nato, cresciuto e ho studiato in un villaggio del Camerun chiamato Baham. Purtroppo non ho potuto studiare a lungo: avevo, infatti, una situazione molto precaria e dovevo, tra l'altro, fare i mercati nella capitale Yaoundé per garantirmi il sostentamento quotidiano. Finalmente, grazie all'aiuto di mio fratello, all'età di 25 anni, mi sono trasferito in Belgio dove ho cominciato a costruire la mia vita per fondare una famiglia, aiutare e ispirare la mia comunità e gettare le basi della mia carriera nell'industria della moda.

 

Dove vivi oggi? E, in tempi "normali", come è la tua giornata tipo?

Vivo nella campagna belga. In periodi "normali", sono a Milano, a Firenze (4) o ancora a Napoli per lavorare su collezioni di cui mi chiedono il contributo. Ma mi occupo anche di prodotti potenzialmente interessanti per il mercato africano. E, naturalmente, viaggio molto per partecipare ai Saloni o agli eventi del fashion system in tutto il mondo. 

 

Il tuo rapporto con le case di moda, perché ti scelgono come partner?

Le maison di moda con cui ho collaborato sono straordinarie. Sai, mi considero una persona cortese e fedele ed è molto facile per me intrattenere buoni rapporti con le persone. Sin d'ora ho già lavorato in co-branding con ben 6 marchi italiani. Qualche esempio? Fabio Zanforlini borse, Roberto Lucchi cappelli etc. Normalmente sono loro a cercarmi, sia per il mio modo di essere, sia perché incarno un ponte con il mercato africano. Va detto che di solito lavoro con brand di lusso (5 - 6): cerco, infatti, di veicolare un'immagine di me stesso elegante e raffinata.

 

Sei sempre presente agli appuntamenti moda più importanti del mondo, penso alla fashion week a Milano, a Parigi o a Firenze con Pitti Uomo... credi che tutte queste "piattaforme" preziose per il business cambieranno post Coronavirus?

Credo che ci sarà un ritorno progressivo alla normalità. Ma ci vorrà del tempo prima di riprendere gesti naturali come l'abbraccio o la stretta di mano. Altra cosa per il business del lusso che rincomincerà a medio termine essendo comunque un valore rifugio. Una cosa è certa... ora l'industria è cosciente dell'assoluto monopolio del mercato cinese: diversificare e localizzare altrove i siti di produzione saranno la prossima importante sfida per il futuro.

 

In breve, la moda del futuro secondo te?

La moda di domani deve essere sempre più etica, assumersi le responsabilità sociali (basta vedere l'impegno di Brunello Cucinelli...) e deve porre l'uomo al centro della propria strategia di sviluppo.

 

Parlando di Africa... Il tuo impegno sia come "creativo", sia come individuo "solidale"?

Il mio impegno in Africa si svolge su più versanti. Innanzitutto con la Fondazione Defustel, sosteniamo numerose cause in vari Paesi del Continente come, per esempio, alcuni centri per persone diversamente abili. Ma ci occupiamo anche di potenziare le capacità di giovani donne e, ultimo ma non meno importante, della sezione moda di un liceo a Baham in Camerun. Attraverso la "Defustel Sartorial Week", inoltre, appuntamento fashion che si svolge in Camerun, promuoviamo designer in erba. So bene di rappresentare un modello per la gioventù del Continente africano e oltre. Ecco perché sento la necessità di aiutare tutti coloro che me lo chiedono.

 

Cosa ti senti di dire a quei giovani che hanno da poco investito nella moda e che sono purtroppo in "stand by", rischiando di perdere molto?

Prima di investire nella moda (ma vale per qualsiasi settore) bisogna studiare il mondo dell'industria, capire le dinamiche di mercato e come funziona l'universo fashion. Ciò significa essere appassionati, pazienti e perseveranti. Ma sopratutto è opportuno impegnarsi in un segmento alla volta (tee-shirts, camicie, scarpe o altro). Assolutamente no il total look per iniziare. E' meno rischioso.

 

Il libro che stai leggendo?

"L’éternel Masculin" di Bernhard Roetzel. Parla di moda maschile o meglio ancora dell'eleganza nella moda maschile, spiegando la genesi storica di ogni capo d'abbigliamento. Un vero must have dell'universo uomo che consiglio a tutti i gentlemen.

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