Sarà forse stata una Reine troppo viziata, poco incline a “comprendere” i bisogni di un popolo ormai esausto e disperato: la storia ci racconta soprattutto la triste fine di una vita regale en rose, tra lussi, agi e leggerezze, ignara della tragedia ormai imminente. Tutto vero ma il ritratto che ci restituisce il libro “A Tavola con Maria Antonietta” (1) di Michèle Villemur, dell’editore Clichy, colmo di dolcezza e raffinatezza, è quello di una donna “intimamente più vera” (2 - Dipinto di Élisabeth Vigée-Le Brun, 1787) amante di sapori semplici, di “uno stile campestre e di prodotti freschi”. Proprio come l’amico Rousseau che soleva affermare - “non conosco ancora niente di meglio di un bel pranzo rustico” e con il quale condivideva metodo e filosofia.
Il libro (3) ci esorta a intraprendere un viaggio storico - gastronomico, dove le quaranta ricette, corredate da immagini pregne di romanticismo, tra toile de jouy e arredi tavola vezzosi, sono intercalate con spaccati di vita in pillole di Maria Antonietta e dei suoi usi e costumi soprattutto a tavola.
Ecco, per esempio, che con il termine colazione a buffet si intendeva un pasto abbondante dopo cena o nella notte, magari a seguito dei balli di corte. Ancora… lo sapevate che la regina era una raffinata cultrice delle erbe aromatiche che faceva coltivare in campo aperto? E che ogni mattina soleva bere succo di limone tiepido con infusione di dragoncello? Forse uno dei suoi segreti di bellezza… E poi il rito della cioccolata calda (di cui la ricetta nel libro con biscotti sablé alla cannella) e la prima colazione rigorosamente con “una bella tazza” di caffè, “accompagnata da un panino viennese”.
Badate bene… quest’opera editoriale ci “invita a ritrovare lo spirito del tempo rivisto in chiave contemporanea”, ragion per cui le ricette sono state reinterpretate in virtù dei palati moderni, senza nulla togliere alla poesia e al mood dell’epoca. Ma di cosa amava nutrirsi la regina? Dalla più semplice "zuppa di verdura dell’orto con capelli d’angelo", al "tortino di asparagi in purea", alla "vellutata della regina con uccellini, quaglie e pisellini". Per inciso la première dame de France era una grande estimatrice di petits oiseaux che lei stessa catturava con il retino durante i suoi soggiorni al Petit Trianon, vera oasi di pace offertagli, ancora giovane sposa, dal marito. E naturalmente le dolci delikatessen, di cui, da brava asburgica, era ghiotta. Le ricette spaziano dal tipico "strudel di mele e uvetta" alle "coppette al latte di mandorla dolce aromatizzate alla lavanda e brioche al burro". Gli adorati "macaron ai lamponi con crema alle rose Maria Antonietta" o le "meringhe al cacao". Che la portata sia dolce o salata, il libro è prodigo di proposte gourmet ispirate ai menù da favola: non tanto quelli dei croissant mai dati al popolo che gridava al pane, quanto alle mille delizie raffinate e genuine della donna prima che della regina.
A Tavola con Maria Antonietta
Michèle Villemur
Editore: Clichy
Pp: 105
Prezzo: 14,90