:: 3 apr 2018

UNA CANZONE CHE È TUTTO UN ROMANZO

Un romanzo che appassiona, che racconta tutta l’educazione sentimentale del nostro paese. Un romanzo che vede tanti protagonisti – noti, notissimi, da Dalla a Tenco, da Mina a Battisti, a Guccini a Vasco - ma anche personaggi sfortunati che andrebbero ripresi, ristudiati, riproposti come Piero Ciampi, o Mauro Pagani. E poi ancora Zero e il suo “Triangolo”, Le Orme e il loro “Gioco di Bimba”, nel quale “si perde una donna”, gli Area di “Gioia e rivoluzione”; Gianna Nannini e la sua “America”. Non possiamo sbagliarci ci sono tutti e tutte, i gruppi, i capolavori, i cantanti e le emozioni che accompagnano il secolo “breve”: brevissimo, in questo caso, perché il sottotitolo dell’imprescindibile libro di Castaldo recita: “storie, aneddoti e personaggi della canzone moderna 1958-2000". Perché come dice l’autore, la canzone è “il più riuscito strumento espressivo inventato dall’uomo, sicuro il più universale, il più duraturo, il più commovente”. L’espediente è quello già tentato da altri, ovvero di costruire una storia dell’Italia partendo da un pretesto, da un filo conduttore, che può essere ora lo sport, ora la politica, ora la moda o ancora la letteratura. Stavolta è la canzone che “serve da variopinto e penetrante resoconto, oltre a essere messo di espressione privilegiato. C’è quindi, in questo libro la storia di quell’Italia ancora un po’ fascista e bigotta che si lascia ammaliare dal “Blu dipinto di blu”, anzi da quel “volare” di Modugno; di quel paese fiaccato dagli anni di piombo che pure riesce a cantare “A far l’amore comincia tu della Carrà” e “Ti amo di Tozzi”; di quei partenopei che rianimano il sound napoletano scuotendo il Vesuvio neanche ne costituissero il vero “magma”, e ancora l’Italia dei genovesi, dei romani, e, come no, di Sanremo, del Cantagiro, del Festival bar. Inutile dire tuttavia, che traspare, in Castaldo, tra i più grandi critici musicali italiani, una simpatia malcelata per i veri grandissimi: De André, Guccini, Fossati, De Gregori. Scrivere di tanti, scrivere di tutti, dare il giusto valore e ruolo storico a chiunque abbia voluto dirci qualcosa – da Pappalardo a Gigi D’Alessio, da Wess a Gianni Togni – non significa non avere preferenze. Canzone “onnivora”, canzone “poesia”, canzone “storia”: comunque la si pensi questo è un libro che dovrebbe accompagnarci, quando suonano le nostre note preferite, e anche nel silenzio.

Gino Castaldo, Il romanzo della canzone italiana, Einaudi, Torino, 2018, pp. 372, 19 euro.

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