Mobilità, pluralità, meticciato. E, ancora, accoglienza, corridoi umanitari, rimesse, cooperazione, odi latenti e scenari che si aprono. Un vocabolario aggiornatissimo sulle migrazioni, ricco di dati ma soprattutto di proposte; un libro, nella sua vivacità e intelligenza, semplicemente imprescindibile per capire meglio la realtà di oggi, per coglierne le clamorose distorsioni dovute alla malafede dei politici e persino di alcuni settori del business dell’accoglienza. Un libro che non piacerà a qualcuno, ma che sicuramente è in grado di illuminare i pensieri di tantissimi.
Il sociologo Stefano Allievi in questo “Immigrazione, cambiare tutto” propone infatti una visione non di preconcetta polemica, ma che invita a una progettualità costruttiva, virtuosa, positiva. Perché, piaccia o no, i migranti sono oggi un problema e, d’altra parte - anche in questo caso, piaccia o no o – potrebbero, anzi devono diventare “risorse”.
Il come, è chiarissimo, per Allievi: aprendo canali legali di ingresso anche ai migranti economici, in modo da disincentivare gli sbarchi; gestire il fenomeno a livello europeo, “con un’apposita agenzia che assuma i confini dei singoli stati come confini europei, con redistribuzione del carico tra i vari paesi”; accelerando le pratiche di riconoscimento di asilo; investendo “in politiche accelerate e mirate di integrazione linguistica e culturale, e di formazione professionale e orientamento al lavoro (ad uso anche degli autoctoni)”. Insomma parlare più di integrazione e meno di semplice accoglienza, fare spese produttive, che costruiscano il futuro. Perché non serve a nulla ingannare la gente: contro la storia dell’umanità – una storia fatta di mobilità, appunto, di pluralità di culture, di ibridazione continua, non si può davvero andare. Certo ci vanno tanto impegno, concordia, lungimiranza, intelligenza strategica – è troppo dire che l’attuale classe politica ha dato prova di scarsa attenzione e frequentazione a queste “pratiche” – ma perché lasciar perdere questa occasione per ripensare agli stessi meccanismi di welfare universalistico? È questo il punto: gli altri – in questo caso i migranti – ci parlano di noi, anzi, come diceva quella canzone di qualche anno fa, “gli altri siamo noi”. Impariamo in fretta, che il mondo del futuro è alle porte, e combattere battaglie di retroguardia – come proclami di chiusure e di respingimenti senza alcuna possibilità di riuscita - è, oltre che inutile, controproducente.
Stefano Allievi, Immigrazione, cambiare tutto, Laterza, Bari-Roma, 2018, pp. 146, 14 euro.