09mar 2018
IL SESSANTOTTO, VISTO DA CHI C’ERA

Altro che picchiatori, erano ragazzi che controllavano pacificamente le manifestazioni, personaggi carismatici, che godevano del rispetto di tutti. Chi faceva parte del servizio d’ordine, in quella stagione indimenticabile del ’68, e negli anni seguenti, “anni di piombo”, come sappiamo, è stato con troppa approssimazione accostato alla violenza se non al terrorismo. Luca Pollini, giornalista, saggista e storyteller milanese con interessi che svariano in vari campi della società – dalla musica alla guerra del Vietnam – ha voluto fare giustizia di un’epoca che andrebbe studiata più profondamente e non soltanto celebrata o, al contrario, demonizzata, come sta avvenendo in questo “cinquantenario”. È stata certo una struttura cardine in un mondo giovanile che stava viaggiando a una velocità siderale verso il futuro; un momento di grandi idee, di grande strategie, di grande illusioni, trasformatesi, come sappiamo, troppo presto in disillusione. I ragazzi del servizio d’ordine – mancano le testimonianze “dei giovani di destra, che non avevano servizi d’ordine organizzati”, come dice Pollini - mantenevano compatti i cortei, li difendevano dagli attacchi esterni, dalle provocazioni: all’epoca i black block non si sarebbero potuti infiltrare, non avrebbero avuto spazio di manovra. Sempre attento e sensibile alla questione sociale, alla dinamica del cambiamento, Pollini arricchisce il testo di testimonianze originali, compresa quella di un poliziotto, di mitologie metropolitane – la banda Bellini, i Katanga, il cui nome si deve probabilmente a un giornalista francese di “Le Monde” – di ricordi personali, nostalgici sì, ma che non cadono nelle retorica, né tantomeno scadono nel sentimentalismo. Perché è stata una stagione dura e cruda, quella, difficile, anche, ma straordinariamente formativa, che rende tanti, ancor oggi, orgogliosissimi di aver partecipato a quell’età, a quel momento storico tanto importante da protagonisti.
“Ho intervistato una settantina di ex militanti” - racconta lo scrittore milanese. “Alcuni di loro, hanno ammesso di aver compiuto errori o di essersi illusi ma tutti si sono detti fieri di essere stati protagonisti di un momento storico irripetibile: non rinnegano quell’esperienza anzi, la considerano eccezionale. Dopo un primo momento di diffidenza hanno risposto a tutte le domande dietro alla garanzia dell’anonimato. Non ne ho chiesto il motivo, non mi interessa: ma capisco che non sia facile oggi far comprendere nei luoghi di lavoro o in famiglia il perché di quelle azioni e di quelle scelte. Spero che questo libro – che altro non fa che raccogliere loro racconti – possa facilitarne la comprensione, almeno verso i loro figli».
C’è chi si è perso, come sempre accade, ma sono molto meno di quel che si crede i “compagni” dei servizi d’ordine che si sono dati alla lotta armata; la militanza ha fatto crescere molti, ha fatto capire il mondo. I frutti colti? Libero tutti di pensarla come si vuole; certo a vedere come “fanno la storia” i “millennials”, quali siano i loro divertimenti e le loro passioni, una qualche idea viene, un qualche orientamento questo straordinario documento lo fornisce certamente.

Luca Pollini, Ordine Compagni!. Storie, cronache e leggende dei Servizi d’ordine, Morellini Editore

Milano, 2018, pp. 136, 14,90 euro.

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