Ritorna per l’undicesimo anno consecutivo uno degli eventi più attesi dell’estate fiorentina 2023, caratterizzato da incontri, musica e sapori. Una formula vincente che si rinnova anno dopo anno e che ha contribuito a far si che Firenze venisse selezionata come città capofila italiana per la Giornata Europea della Cultura Ebraica del prossimo 10 settembre. Il Balagàn Café quest’anno dedicato al tema della bellezza proseguirà settimana dopo settimana fino a giovedì 31 agosto in attesa della GECE di domenica 10 settembre.
Un programma straordinariamente ricco che vedrà ospiti nazionali e internazionali fra jazz, musica classica e musica tradizionale con artisti del calibro di: The Afro-Semitic Experience dagli USA (il 29 giugno con ispirazioni dal mondo afroamericano ed ebraico); Gabriele Coen quintet (il 3 agosto con un repertorio tradizionale sefardita, riproposto nell’ottica della moderna improvvisazione jazzistica) accompagnato dal liuto arabo, l'Oud, di Ziad Trabelsi. Non mancheranno sonorità antiche come quelle della tradizione persiana mischiata a stili contemporanei proposti da Lulian Esemble (17 agosto) o ancora serate ricordo come quella dedicata al compositore fiorentino Castelnuovo Tedesco (10 agosto) per concludere con un sodalizio artistico nato a Firenze tanti anni fa tra il direttore artistico del Balagàn, Enrico Fink, e Stefano Massini: Fink sarà sul palco con i solisti dell'Orchestra Multietnica di Arezzo per eseguire le musiche scritte negli anni che hanno accompagnato tanti spettacoli teatrali del celebre drammaturgo fiorentino ormai alla ribalta mondiale. Il 13 e 20 luglio spazio al grande cinema d’autore all’aperto con autori della cultura israeliana amatissimi in Italia.
La formula del “Balagan Cafè” è quella ormai consolidata: apertura alle ore 19 ad ingresso libero, visite guidate della Sinagoga e del Museo ebraico, degustazioni (su prenotazione e fino ad esaurimento) di prelibati piatti dal mondo ebraico; musica, incontri con autori e personaggi del mondo della cultura e dello spettacolo, e a concludere la serata il concerto che vede ogni sera esibirsi nella affascinante cornice della scalinata del Tempio Maggiore esponenti nazionali e internazionali del mondo ebraico e non solo.
Le visite guidate alla Sinagoga e al Museo ebraico, al costo di 10 euro dalle ore 19,30 alle 21, saranno tenute da operatori dedicati; per partecipare è necessaria la prenotazione al numero 0552989879.
L’intrattenimento musicale in apertura di serata, novità di quest’anno, sarà dedicato alle “note dal mondo” realizzato in collaborazione con l’Orchestra Multietnica di Arezzo e vedrà l’esibizione della fisarmonicista giapponese Madonna Funatsu e del chitarrista Giovanni Conversano. Madoka Funatsu, che fa parte dell’Orchestra Multietnica Aretina, e il chitarrista Giovanni Conversano, napoletano di origine ma toscano di adozione, hanno avviato da tempo un progetto basato sulla diffusione della musica della tradizione italiana, della word music, non tralasciando omaggi ai grandi compositori italiani. Un viaggio dal nord al sud dell’Italia passando dai tanghi di Piazzolla alle tarantelle fino alle note “aretine” della colonna sonora del film “La vita è bella” composte da Piovani.
Alle 20,30 spazio a “La bellezza e le fiamme” con Enrico Fink che dialogherà con Laura Forti, scrittrice e drammaturga, tra le autrici italiane più rappresentate all’estero, autrice nel 2022 del libro “Una Casa in Fiamme”. Insegna scrittura teatrale e autobiografica e collabora come giornalista con radio e riviste nazionali e internazionali. In ambito editoriale, ha tradotto per Einaudi I cannibali e Mein Kampf di George Tabori. Con La Giuntina ha pubblicato L’acrobata e Forse mio padre, romanzo vincitore del Premio Mondello Opera Italiana, Super Mondello e Mondello Giovani 2021. Il volume racconta la storia di Manuela, quarantacinque anni e una vita come tante, alle prese con il lavoro, il marito, i figli, i suoceri. Sua la voce narrante di questo intenso romanzo, una voce che colpisce da subito perché chiara, energica, sfaccettata, ironica. Manuela all’inizio di questa storia deve fare i conti con una diagnosi di malattia, la prima scintilla di un incendio devastatore che travolge tutto: il matrimonio va in crisi, la figlia adolescente si allontana in una sua personale ricerca di identità, il figlio più piccolo sembra prigioniero delle sue difficoltà scolastiche, e dal passato riemerge il dolore per la perdita di un bambino mai nato. Sullo sfondo, i fantasmi provenienti dal complicato retaggio familiare: quella di Manuela è una famiglia “diversa”, ma nella sua diversità simile a tante del nostro tempo. Una famiglia di ebrei italiani che rilegge strutture antiche alla luce della propria fragilità, alle prese con la malattia ma anche con la crescita, che rivela nella sua peculiarità meccanismi universali di una sfida molto contemporanea. Solo accettando le ambivalenze, imparando ad aprirsi alla gioia e al dolore nella loro intensità, riuscirà a dire che la vita forse non è sempre facile ma che è il nostro cammino: e soprattutto che è unica e insostituibile. Che è preziosa, nonostante tutto.
Alle 21,30 di giovedì prossimo 29 giugno sarà il turno di una band in arrivo dagli Stati Uniti. Sul palco del Balagàn spazio alla musica internazionale di The Afro Semitic Experience – uno straordinario progetto basato a New Haven (Connecticut), che unisce in un'unica esperienza umana e musicale ispirazioni dal mondo afroamericano ed ebraico. Sul palco Warren Byrd, David Chevan, Saskya Laroo. Si tratta di una occasione unica, ascoltare una formazione fra le più affascinanti della moderna contaminazione di stili nel jazz. Il manifesto – musicale, politico, sociale – della band è questo: “attraverso la combinazione delle mostre influenze di world music, e la nostra capacità di far saltare in piedi qualunque audience davanti a noi, Afro Semitic Experience ha ridefinito il concerto jazz; e stiamo facendo la differenza con il nostro messaggio di “Unità nella Comunità”. Informazioni maggiori sul sito www.afrosemiticexperience.net; fra le innumerevoli recensioni e lodi a loro dedicate, basta citare il Wall Street Journal: “Mai abbiamo sentito una fusione talmente lirica e potente dell'anima ebraica e di quella jazz”.
L’apericena vedrà delizie culinarie dal mondo ebraico narrate e cucinate a quattro mani da Jean Michel Carasso e da Michele Hagen. Si potrà degustare: una versione particolarmente ricca e originale del cous-cous alle verdure con i profumi del mediterraneo. Il cous cous è il piatto più conosciuto in Italia della cucina maghrebina, è opinione diffusa che si tratti di un piatto di origine araba, ma le cose non stanno così. A sostegno della tesi appena citata, nella penisola araba il cous cous non viene consumato; il cous cous è infatti un piatto tradizionale del Maghreb (Marocco, Algeria Tunisia, Libia) e il suo limite di espansione verso Oriente è segnato dal Golfo della Sirte. In Israele lo troviamo come piatto della diaspora degli ebrei sefarditi d’origine maghrebina. Il cous cous dunque sta al Maghreb, come il bulghur ed il riso stanno al Mashreq. Però forse, non tutti sanno che vanta una storia millenaria. Le origini risalgono al VII secolo dopo Cristo, ma c’è un’affascinante leggenda che porta a compiere numerosi passi indietro fino al 950-930 A.C. Sembra, infatti, che Re Salomone si concedesse grandi mangiate di cous cous per alleviare le pene d’amore causate dalla Regina di Saba. Con il tempo, il cous cous è diventato protagonista di un rito dell’Agape, proprio come il pane cristiano che è spezzato e distribuito, oppure come il riso che gli orientali dividono in segno di fratellanza e comunione. Ad accompagnarlo l’immancabile salsa e le melanzane oltre ad un dolce.
L’aperitivo sarà cura del Balagan Bistrot Cafè con bevande dalle mille tradizioni ebraiche.
Per l’apericena i posti sono limitati ed è obbligatoria la prenotazione al numero di telefono 0552989879 (offerta di partecipazione consigliata 15 euro) oppure in presenza presso la biglietteria della Sinagoga in via Farini, 6 e il punto vendita Opera Your Preview in via Por Santa Maria 13R a pochi passi da Ponte Vecchio.
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