Vivere in un container (1) può forse sembrare una scelta inusuale. Ma una soluzione abitativa di questo tipo, altresì detta anche, micro living, non è più così visionaria. O non come un tempo. Oggi, nel mondo non sono poche le persone che hanno scelto come casa un parallelepipedo in metallo e architetti, designer e ingegneri ne fanno spesso oggetto di studio per formulare soluzioni abitative gradevoli. Di più… contemporanee e affascinanti. Facciamo qualche passo indietro...
In principio fu Malcolm Purcell McLean, trasportatore della Carolina del Nord, che individuò in questa struttura di ferro la possibilità di farne un’abitazione. Bisogna, però, aspettare fino al 1987 per vedere il primo esemplare casa-container. L’ardita idea fu di Philip Clark che tra l’altro, scrisse un brevetto dal titolo: “Method for converting one or more steel shipping containers into a habitable building”.
Ma quali sono i plus? Primo fra tutti, la sostenibilità. Normalmente si tratta di strutture commerciali a “fine vita”: dandogli una seconda chance, si fa un grande regalo all’ambiente già saturo e inquinato. Poi, il fattore mobilità: per sua natura, si tratta di un corpo dinamico e non statico. Facilmente trasportabile, una volta "nido", ci può accompagnare nei nostri trasferimenti, qualora lo volessimo.
Eco friendly, à porter ed… economico, naturalmente. Per l’acquisto di un singolo container si spendono dai 1000 a max 3000 euro. Anche su Amazon. Basta un click, una spesa minima e la base per mettere su casa è pronta.
Al Fuori Salone del Mobile di Milano di quest’anno siamo stati a scoprire “de visu” cosa possa significare vivere in queste scatole polifunzionali (2 - 3). E ne siamo rimasti piacevolmente colpiti. Una casa a tutti gli effetti, grandi finestre, veranda, coibentazione perfetta… E gli arredi? Bellissimi (4 - 5 - 6 -7).
Stiamo parlando dell’azienda di Stuttgart Cointainerwerk, il cui fondatore Ivan Mallinowski ha fatto del concept “living in a cube” un suo mantra. Creando un vero (e fascinoso) container - casa, appunto, che lascia il segno e soprattutto lascia immaginare un futuro prossimo del tutto auspicabile in spazi innovativi ad impatto zero, autosufficienti, trasportabili, comodi e di alta qualità. Come il container. Il suo, però. Alle nuove generazione l’ardua sentenza.