Nell'aria di Toscana, nel Marina di Grosseto, in una splendida location, la cucina emoziona per davvero. Stiamo parlando dell'arte ai fornelli dello chef Alessandro Rossi (1). Classe 1991 e con una carriera di tutto rispetto tra Filippo Germasi di "Dal Degan", Stefano Ciavatti di "Da Fino" e la Leggenda dei Frati di Villa Bardini, ora la sua potenza stilistica ha trovato "casa" al Gabbiano 3.0, realtà gourmet incastonata nella bellezza balneare del porto maremmano, capitanata dai cugini e soci Riccardo e Marco Tomi (2).
Noi ci siamo stati appena prima che il lockdown mettesse in pausa ogni cosa. E, devo ammettere che dopo mesi, serbo ancora un ricordo al palato molto "vivo", di piatti di inaspettata leggerezza, forti di materie prime per lo più locali. E dall'alto valore creativo (3).
Il mare dell'arcipelago e la campagna di Maremma si alternano in carta in una danza prelibata che ritroviamo anche negli ambienti del bel locale, dove da una parte si gode un ampio affaccio sul porto e dall'altra si respira la Maremma. E tutto nel rispetto delle nuove normative Covid-19, già allora come oggi, grazie ai larghi spazi tra un tavolo e l'altro.
Ma torniamo al viaggio gastronomico che si è aperto con un entrée a dir poco scenografica, dall'eleganza giapponese e di sobria consistenza.
Su grandi sassi (4), varie delikatessen "formavano" un quadro, dove tra chicche di rapa tonno e mango, un panino mignon cotto a vapore, fritto con branzino e salsa e una pallina di ribollita, il pensiero è andato al compianto maestro Marchesi e all'arte spesso evocata nei suoi piatti. Rossi, da subito, ci ha rivelato una cucina "pensata", "in movimento" figlia di un costante spirito di ricerca che si esprime anche nell'estetica sofisticata. Sì perché qui la clientela fatta di diportisti ma anche di senesi e fiorentini è curiosa ed esigente, attenta alla forma quanto ai contenuti. E ancora... un altro "stuzzico" come simpaticamente definito dallo chef: Spuma di patata, cioccolato bianco e vaniglia, tartufo e patata viola.
Tutti piatti costruiti e presentati con grande cura. E "impaginati" con estro. Altri esempi, il Coniglio con cipolla rossa, rosa e melagrana o le Lumache con erbe spontanee e al centro del fois gras lavorato con il marsala (5): un ventaglio di sensazioni uniche al palato con chiari riferimenti alla tradizione come all'avanguardia.
Un accenno dovuto anche al Piccione o "Piccione perfetto" servito con salsa al Morellino e rapa rossa. Abbiamo apprezzato i pochi ingredienti (non più di due) per una ricetta che è un vero must in ogni stagione, anche d'estate. "Chi mangia il piccione, lo gradisce tutto l'anno" - ci ha confermato Rossi.
Ultimo ma non certo per importanza, il piccolo capolavoro di pasticceria (6) inglobato all'interno di una grande bolla di vetro. Un pò ludico, un pò gioco d'artista, in un moto di convivialità ci siamo divertiti, a fine pranzo, a "pescare" il ricciarellino tipico del senese, la pralina alla nocella o il tartufo gianduia e caramello.
Un ristorante decisamente al top e non solo perché sul tetto del porto di Grosseto, dove l'esperienza enogastronomia diventa eccellenza grazie a uno chef visionario ma con i piedi per terra e una proprietà coraggiosa e preparata.
Merita e ancora di più ora che siamo ritornati a una normalità di gusto e di sano piacere. "Sognata" per settimane. Finalmente riconquistata.
Il Gabbiano 3.0 riaprirà per cena tutti i giorni da venerdì 29 maggio e, oltre ai tavoli all'interno distanti due metri o anche di più, farà servizio nel proprio grande dehor estivo con vista mozzafiato sul porto. La carta dei vini vanterà un'attenta selezione di etichette del territorio per valorizzare la Toscana e il nostro Belpaese.
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