Il lockdown nemico del giro vita (1). Tra dolci, pane, frittelle e pizza (2) fatti in casa per la gioia del palato e dello spirito, i chili in eccedenza, aiutati dal poco moto di questo periodo, non hanno risparmiato praticamente nessuno. Ne abbiamo parlato anche il 10 maggio 2020 QUI con i numeri di Coldiretti su uno scenario post Covid poco rassicurante in materia di peso corporeo.
Coronavirus a parte, va detto però, che sia il nostro Paese, sia "Mamma Europa", non brillano per cittadini "in forma": "In Europa, 1 cittadino su 5 è obeso e le stime convergono verso la drammatica soglia del 50 per cento al 2030; in Italia le persone adulte obese sono oltre 5 milioni cui si aggiungono circa 800 mila bambini". Una vera "sottostima" di questa condizione fisica spesso fortemente penalizzante, dove in Italia quasi il 40 per cento delle persone con obesità non pensa di soffrire si una malattia cronica e raramente i medici raccomandano loro di ricorrere a farmaci per la perdita di peso su prescrizione (11 per cento) o alla chirurgia bariatrica (10 per cento).
Ecco che in merito a questa piaga per nulla banale, sono appena stati pubblicati i dati italiani dello studio internazionale ACTION-IO su Eating and Weight Disorders - Studies on Anorexia, Bulimia and Obesity, condotto tra 1.500 persone con obesità e 300 medici. Obiettivo dello studio internazionale ACTION-IO (Awareness, Care, and Treatment In Obesity MaNagement – an International Observation), che ha coinvolto 11 paesi in cinque continenti, è stato quello di identificare le percezioni, le attitudini, i comportamenti e gli ostacoli per la cura dell’obesità sia per le persone con obesità sia per i medici. In Italia sono state 1.500 le persone con obesità e 300 i medici che hanno completato il questionario.
Cosa è emerso? Nonostante l’84 per cento delle persone con obesità sia consapevole del grande impatto del loro stato sulla salute generale, quasi il 40 per cento non la ritiene una malattia cronica. Inoltre, è importante sottolineare che solo una piccola parte di persone con obesità (il 13 per cento) e di medici (il 19 per cento) ha dichiarato che la società e/o l'assistenza sanitaria italiana stiano rispondendo alle esigenze delle persone con questa malattia.
“L’obesità deve essere considerata come una malattia cronica, a patogenesi multifattoriale, che necessita di cure e attenzioni adeguate. La gestione terapeutica è complessa e richiede un approccio multidimensionale. Le principali linee guida dell’obesità indicano che il primo passo della terapia è rappresentato dalla modificazione degli stili di vita attraverso l’intervento nutrizionale, l’incremento dell’attività fisica strutturata e le modifiche comportamentali. Tuttavia, quando questa prima strategia risulta insufficiente o del tutto inefficace è possibile ricorrere alla terapia farmacologica e in alcuni casi alla chirurgia bariatrica” - afferma Paolo Sbraccia, Vice Presidente IBDO Foundation e Professore Ordinario di Medicina Interna dell’Università di Roma “Tor Vergata”.
Dallo studio è, inoltre, risultato che rispetto alle conversazioni riguardo il peso, le raccomandazioni più frequenti dei medici alle persone con obesità (3 - 4) sono state di migliorare le abitudini alimentari e ridurre l’apporto calorico (63 per cento) e praticare attività fisica (63 per cento). Meno frequentemente è stato consigliato di seguire una dieta specifica (22 per cento) o programmi di allenamento (34 per cento) e raramente di ricorrere a farmaci per la perdita di peso su prescrizione (11 per cento) o alla chirurgia bariatrica (10 per cento). Poche volte è stato anche raccomandato di rivolgersi a degli specialisti (24 per cento) e a nutrizionisti o dietisti (31 per cento).
Malattia complessa, l'obesità è una patologia cronica importante e molto dannosa per chi ne è vittima. Di più... rappresenta un problema di salute pubblica che comporta gravi implicazioni in termini di costi per i sistemi sanitari. Che fare dunque? "In linea con lo studio internazionale ACTION-IO, i dati italiani rivelano la necessità di implementare le conoscenze sull’obesità di medici, governi, persone con obesità e opinione pubblica in generale, migliorando l’educazione relativa alle basi biologiche per far sì che venga riconosciuta come malattia cronica. In secondo luogo, bisogna sfidare la percezione errata che l'obesità sia sotto il controllo dell’individuo e i medici devono promuovere conversazioni utili sulla perdita di peso" - conclude Paolo Sbraccia.