Buongiorno Giulia ti va di presentarti ai nostri lettori?
Giulia 40 anni (1) e una passione per le parole. Mi piace dare di me questa definizione, perché in un certo qual modo sono state sempre le parole a definirmi. Ho cominciato a scrivere ancora prima di iniziare la prima elementare e già da allora nella mia testa avevo un destino quasi segnato. Dopo la laurea ho vissuto per un po’ a Bologna, fino a quando non sono tornata in Sardegna. Qualche peripezia, diversi lavori e poi mi sono buttata nel fantastico mondo delle partite Iva. Avevo un obiettivo: raccontare il mio mondo e raccontare la mia terra. Per questo ho coinvolto nel mio progetto la persona più affine al mio modo di intendere la vita, Monica. Abbiamo aperto il nostro blog, Le Plume, e abbiamo cominciato anche fornire consulenza alle piccole e medie aziende del comparto turistico. Ovviamente il cibo è diventato una parte importante nel blog e ha sempre preso più spazio… Anche perché ogni volta che scrivo il racconto di un luogo inevitabilmente, lo faccio attraverso il cibo e la sua storia. Credo sia nato così anche il mio percorso prima in radio, a Radiolina, e poi in TV, a Videolina con Oggi al mercato, in cui ogni mattina mi ritrovo alle prese con chef e ricette. Per una donna, ex adolescente anoressica e con una passione adulta per il cibo, questa è davvero una gran conquista. È ciò che mi rendo felice.
Natale si avvicina. Quest'anno sarà un Natale particolare, più sobrio e casalingo. Ci racconti come sarà il pranzo di Natale a casa tua, quale sarà il menu?
Hai detto bene: questo sarà un Natale particolare (2 - 3). Vero è che negli anni ne ho vissuto tanti particolari. Ora posso dire che è il periodo dell’anno che amo di più, ma quando ero ragazzina lo odiavo, perché tirava fuori tutta la mia malinconia. Ecco, forse anche questa volta sarà la malinconia a prevalere. Non poterlo trascorrere con tutte le persone che ami non è facile, ora che gli abbracci e la vicinanza hanno acquistato un sapore ancora più forte. Il mio sarà un Natale molto solitario. Ma non per questo rinuncerò a festeggiarlo come si deve, anche a tavola. A casa mia si è sempre cucinato in modo molto semplice. E anche io, infatti, sono venuta su quasi come una massaia vecchio stile. Adoro mangiare piatti elaborati e gourmet, ma quando mi metto ai fornelli divento una sorta di sfoglina bolognese. Sì, perché ho imparato a cucinare a Bologna e molte delle ricette che faccio quotidianamente riflettono i miei anni felsinei.
Ecco quindi che sicuramente sulla mia tavola natalizia ci saranno i sapori e i profumi della tradizione. A partire dagli antipasti. Piccoli crostini fatti con burro e salmone, che fanno tanto anni ’80 ma che non sono mancati mai nella tavola della mia famiglia e per affetto mantengo anche io. Certo, il pane è quello che faccio io ogni settimana a casa, con il mio lievito madre e la semola di grano duro sarda. Sempre in tema di antipasti e crostini, ci saranno anche quelli con una crema di burro, acciughe e capperi che proviene dalla madre di mia suocera, che, guarda caso, era bolognese.
Visto che adoro i primi piatti e questo sarà un Natale lontano dalla mia famiglia, non potrà mancare la ricetta dei malloreddus (4) alla campidanese di mio padre, uomo dal quale ho ereditato l’amore per la cucina. Potrei azzardare anche con una polentina ad accompagnare un brasato di cinghiale al Cannonau, piatto che per me rappresenta sempre un comfort food da stagione fredda. Ma potrei anche semplicemente terminare con i tanti biscotti che preparo durante le feste o una fetta di panettone, se riuscirò a ritagliarmi quei due - tre giorni per realizzarlo.
Un brindisi sarà d’obbligo, però, con un bel bicchiere di brut metodo classico. Qui in Sardegna ne abbiamo di fantastici.
Ci racconti un piatto sardo del tuo ricettario familiare?
Ho scordato di dire che la ricetta dei malloreddus di mio padre è quasi segreta. L’ultima volta che l’ho raccontata, mia sorella mi ha quasi cancellato dall’albero genealogico. Però visto che è Natale e siamo tutti più buoni, farò uno strappo. In realtà si tratta di un piatto molto semplice, ma diverso dalla classica campidanese. Perché alla salsiccia fresca sbriciolata, va fatto rosolare anche un trito di pancetta e salsiccia secca, a cui poi va aggiunta una buona salsa di pomodoro. Il tutto da cuocere a fuoco lento per circa due ore. Malloreddus fatti in casa, un pizzico di zafferano alla fine e una spolverata di pecorino sardo. Provate e fatemi sapere!
Se qualcuno volesse organizzare il pranzo di Natale con delivery o take away invece? Hai 5 locali del cuore dove consiglieresti di prenotare il pranzo di Natale? E quali pietanze consiglieresti?
Da quando ho cominciato la mia bellissima esperienza con Videolina e Oggi al mercato, ho avuto l’opportunità di venire in contatto con tantissimi ristoratori pieni di entusiasmo e talento. È difficile sceglierne qualcuno in particolare. Però so che questo 2020 è stato un uragano che ha devastato il settore e sono la prima che ogni settimana si concede un pranzo fuori e ordina la cena a casa. Bisogna ripartire e rimboccarsi le maniche.
Per questo non ci vedo niente di male a voler ribaltare la tradizione tutta italiana del pranzo cucinato in casa da mammà. Tra i ristoranti che mi sono rimasti nel cuore però posso consigliare a Cagliari ChiaroScuro di Marina Ravarotto con su filindeu. Le sardine farcite e fritte del Cerchio Rosso. Il petto d’anatra del Libarium. I culurgiones con purpuzza e crema di pecorino di Niu. La lemon meringue pie di Vitanova cucina e dolci. Il panettone di Leonildo Contis o di Gianluca Aresu. O ancora i tortelli ripieni di crema di nocciole di Amare Ristorantino.
Cagliari in questo periodo è diventata una fucina di cucine e di creatività, come forse non lo era mai stata. C’è una vivacità enogastronomica pazzesca. Poi tutta l’Isola mi ha colpito a tavola, ma ho bisogno ancora di viverla appieno. Per tutti però basti ad esempio il risotto con pistacchio e gamberi de La Cullera di Alghero, una vera scoperta. Mi dispiace solo che S’Apposentu non esista più. Perché un pranzo stellato preparato da Roberto Petza, per questo Natale, me la sarei regalata senza ombra di dubbio.
Cosa farai per il Cenone di San Silvestro? Ci puoi dare una piccola anticipazione?
Per me Capodanno significa solo una cosa. Lenticchie e cotechino (5). Posso trascorrere una serata fuori mangiando solo una pizzetta sfoglia o un fare un cenone a base di crostacei e pesci del Golfo di Cagliari, che poi alla fine il cotechino non può davvero mancare. Ne sento il bisogno. Un po’ perché mi piace da matti. Un po’ per scaramanzia… E diciamolo, quest’anno ne abbiamo davvero bisogno. Stavolta sarà un Capodanno uguale al Natale: in casa in famiglia. E ci sarà anche “lui”. Negli anni l’ho trasformato in mille e più ricette. Perché adoro prendere il cotechino e vederlo vestire abiti diversi. Quest’anno, ad esempio, ho pensato di fare un risotto crema di lenticchie e briciole di cotechino. O ancora dei tortelli ripieni con un buon brodo di gallina ruspante. Devo ancora decidere.
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