Di prelibatezze di pecora o di capra (1 - 2) ne abbiamo trattato spesso, raccontando case history di straordinaria passione e coraggio dove il prodotto di qualità testimonia quel saper fare italiano che ci rende fieri nel mondo.
Ma ora la situazione è a dir poco drammatica (3): il comparto ovicaprino, infatti, come molti altri è in ginocchio proprio perché la vendita al dettaglio è bloccata in quanto la gente è costretta a casa per l'emergenza virale.
“Tutti i nostri canali di vendita sono fermi: ristorazione, turismo, enoteche, mercati. Le vendite sono ferme, ma la produzione continua così come i costi: gli animali non si possono fermare, vanno nutriti e continuano a fare latte, e questo porta a un esubero di prodotti.” Ecco come Angela Saba, Presidente della sezione regionale prodotto Ovicaprini di Confagricoltura Toscana spiega l'evidente problematicità del settore.
In merito alla trasformazione del latte, la Saba precisa ancora - "Siamo costretti a stivare i prodotti, ma non possiamo continuare in eterno, prima o poi lo spazio disponibile si esaurisce. Per la distribuzione del latte non è garantito il ritiro, le vendite sono crollate. Anche il mercato dell’agnello pasquale è fermo, gli animali aumentano e di conseguenza anche i costi per nutrirli. Si è fermato tutto nel periodo di maggior produzione, quello primaverile, e le perdite sono immense. E i costi restano: il mangime per gli animali, la corrente per le celle, le rate dei mezzi agricoli, il pagamento degli operai. Se la situazione dovesse continuare così arriveremo a un fermo totale.”
Il monito è uno solo: mangiare italiano per contribuire a frenare un tracollo annunciato di una filiera che sta soffrendo, dal piccolo produttore alla grande impresa. In attesa di provvedimenti concreti e risolutivi...