Lui è invisibile. Come ogni virus che si rispetti. Stiamo parlando ovviamente dell’emergenza sanitaria denominata Coronavirus, da ieri Pandemia così dichiarata dall'OMS. E tutti, ma proprio tutti, siamo chiamati, ad agire in modo responsabile in una lotta che “si può vincere” ma solo se facciamo ciò che è giusto. Per capire meglio come difenderci da questo stato di "crisi" epidemiologica, abbiamo contattato la Dottoressa Roberta Martinoli di Roma (1), medico chirurgo specializzato in Scienze della Nutrizione, grande studiosa del microbiota intestinale, nonché Direttrice del Comitato Scientifico dell'Associazione italiana Nutrizionisti in cucina. Perché un sistema immunitario forte grazie anche una corretta alimentazione può fare la differenza. Ma scopriamo di più dall'intervista...
Coronavirus (2), è importante potenziare il sistema immunitario? Se sì perché?
SARS-CoV-2, così è stato chiamato il nuovo Coronavirus, è responsabile di una patologia acuta a carico dell’apparato respiratorio. Nei casi più gravi compare una polmonite interstiziale bilaterale. Si tratta di una condizione in cui sono colpiti gli alveoli, le strutture polmonari deputate allo scambio di ossigeno e di anidride carbonica. A seguito dell’importante processo infiammatorio le pareti alveolari si ispessiscono tanto da impedire gli scambi gassosi. I sintomi della polmonite interstiziale consistono nella comparsa di febbre, tosse e dispnea. Nella maggior parte dei pazienti il quadro clinico peggiora a partire dal settimo al quattordicesimo giorno fino alla comparsa di un’insufficienza respiratoria.
Trattandosi di un virus respiratorio la prima forma di protezione nei confronti del SARS-CoV-2 è senza dubbio quella di limitare i contatti. Il virus si sposta, infatti, da una persona all’altra attraverso le goccioline (droplets) emesse con la tosse o con gli starnuti. Ora, se è vero da una parte che nel corso dell’evoluzione alcune specie del mondo microbico sono andate sviluppando caratteristiche di aggressività, è altrettanto significativo che i potenziali ospiti hanno progressivamente perfezionato una varietà di meccanismi di difesa. Ci difendiamo dai microrganismi patogeni attraverso l’immunità innata e attraverso l’immunità adattativa. Sulla base delle statistiche fin qui raccolte sappiamo che più si è giovani e meno probabilità si hanno di essere infettati dal nuovo Coronavirus. Nel caso, poi, in cui ci si infetti nonostante la giovane età, la probabilità di ammalarsi gravemente è molto bassa. Non si fa fatica a pensare che questo dato epidemiologico abbia a che fare con una maggiore efficienza dell’immunità innata e di quella adattativa com’è tipico dei soggetti giovani. Per prima entra in gioco l’immunità innata con l’ascensore muco-ciliare (3). Si tratta di un meccanismo di difesa locale aspecifico che consente il trasporto dei germi inglobati nel muco fino al faringe in modo che questi siano deglutiti o eliminati con un colpo di tosse. Tale meccanismo sfrutta la struttura dell’epitelio respiratorio le cui cellule ciliate si muovono in maniera sincrona spostando il sovrastante strato di muco nel quale possono rimanere inglobati virus e batteri.
Esiste un’etica al tempo del Coronavirus che impone una serie di comportamenti virtuosi il cui scopo è quello di difendere sé stessi e l’intera collettività. Tra le regole suggerite dal Ministero della Salute vi sono quelle di lavarsi spesso le mani con acqua e sapone o con gel a base alcolica, di evitare il contatto ravvicinato con persone che soffrono di infezioni respiratorie acute, di coprirsi bocca e naso con fazzoletti monouso quando si starnutisce o si tossisce. È doveroso adottare questi comportamenti mentre si cerca di potenziare le proprie difese immunitarie, soprattutto se non si hanno più vent’anni.
Un’alimentazione corretta può renderci più forti e quindi meno esposti al virus?
Il cibo non è un semplice contenitore di calorie e nutrienti. È molto di più e tra le altre cose è anche un potente modulatore del network immunitario. L’evidenza scientifica ha fin qui ampiamente dimostrato che la tipica Western diet (cultura alimentare nord americana), caratterizzata da una prevalenza di zuccheri semplici e di grassi saturi (4), causa infiammazione e depotenzia il Sistema Immunitario. Zuccheri e grassi hanno, infatti, la capacità di attivare il recettore TLR-4 presente sulla superficie esterna dei macrofagi. Probabilmente non tutti lo sanno ma i macrofagi sono cellule immunitarie presenti nei vari tessuti dove assolvono al ruolo di spazzini. La loro principale abilità consiste nell’inglobare al loro interno (il termine corretto è fagocitare) particelle estranee, comprese i microrganismi, per poi distruggerle. L’attivazione del recettore TLR-4 da il via ad una serie di passaggi intracellulari che portano infine alla sintesi e al rilascio di sostanze che promuovono l’infiammazione (meglio note come citochine pro-infiammatorie). Dopo il tipico pranzo della domenica (tagliatelle al ragù, carne rossa e tiramisù) si produce un’infiammazione intestinale che può essere misurata sulla base dell’attivazione dei macrofagi. Poco male, il nostro organismo è in grado di spegnere l’infiammazione nel corso di qualche ora. Se però scegliamo di mangiare tutti i giorni come se fosse sempre domenica allora rischiamo di essere persistentemente infiammati e più vulnerabili alle malattie infettive.
Potremmo parlare a tal proposito di un fenomeno di immunosenescenza che comporta una maggiore suscettibilità alle infezioni, la riattivazione di virus latenti e una diminuita efficacia dei vaccini (tra gli over 65 il vaccino anti-influenzale ha un’efficacia variabile dal 40 al 60%). L’alimentazione corretta deve essere ispirata alla Natural Diet, deve essere basata su un consumo prevalente di alimenti di origine vegetale minimamente processati (5), deve prevedere delle buone fonti proteiche (legumi, pesce e carni da allevamenti estensivi). Non bisogna poi trascurare gli aspetti quantitativi. Anche i cibi sani, se consumati in eccesso, possono arrecare danno al nostro organismo promuovendo la comparsa di uno stato infiammatorio diffuso che finisce con il depotenziare il Sistema Immunitario. D’altra parte, le cellule immunitarie spendono molta energia. Sono avide di glucosio di cui hanno bisogno per la loro continua attività di sintesi proteica. Per questo un deficit energetico compromette la nostra risposta immunitaria. Per far sì che il nostro Sistema Immunitario funzioni al meglio, dunque, non dobbiamo mangiare troppo né troppo poco.
Ci può indicare quali alimenti privilegiare e perché?
Tra gli alimenti da privilegiare vi sono quelli ricchi in omega-3: noci (6) e pesce azzurro. La scienza ha dimostrato la capacità degli acidi grassi della serie omega-3 di potenziare sia l’immunità innata che quella adattativa. Gli omega-3 sono uno degli elementi costitutivi della membrana cellulare alla quale conferiscono la giusta fluidità. Grazie alla fluidità la membrana è capace di scambiare con l’ambiente extracellulare materiale essenziale alla vita della cellula. È probabilmente attraverso questo meccanismo che gli omega-3 sono in grado di potenziare l’azione dei macrofagi favorendo la produzione di citochine e la capacità di fagocitare gli eventuali patogeni.
Sono inoltre importanti gli oli vegetali come l’olio extravergine di oliva perché in grado di apportate vitamina E. Una carenza di vitamina E riduce la capacità battericida dei macrofagi residenti negli alveoli polmonari aprendo le porte all’infezione.
Non devono mancare infine gli alimenti ricchi di vitamina C (agrumi, kiwi, alcune verdure). Per quanto la vitamina C non sia in grado di ridurre l’incidenza del raffreddore (come sosteneva Linus Pauling nel suo libro ‶La vitamina C e il comune raffreddore″) si è dimostrata comunque efficace nel ridurre intensità e durata del fastidioso disturbo invernale.
A suo avviso, sono necessari anche integratori alimentari di supporto?
Tra le sostanze in grado di potenziare il nostro Sistema Immunitario c’è la vitamina D. Il nostro organismo è in grado di sintetizzarla attraverso un complesso processo di trasformazione che inizia dalla cute sotto l’irraggiamento della luce solare, prosegue a livello del fegato e termina nei reni con la formazione del composto attivo. Grazie a questo articolato processo di sintesi dovremmo poter disporre di più di 30 ng di vitamina D per ml di sangue. La realtà è che invece la gran parte di noi risulta carente. Il punto è che la scienza ha dimostrato una relazione tra epidemie influenzali e bassi livelli di vitamina D nella popolazione. Vale dunque la pena integrarla almeno durante il periodo invernale.
Un ingrediente che non manca mai nella sua cucina sana?
Nella mia cucina non mancano le verdure perché queste oltre ad essere un’importante fonte di vitamine e di antiossidanti promuovono la crescita dei batteri buoni a livello del piccolo e del grosso intestino. La mucosa intestinale, così come quella polmonare si caratterizza per la presenza di una cospicua popolazione microbica residente. La flora batterica intestinale, quando in equilibrio, favorisce l’integrità della mucosa rafforzandone la funzione di barriera nei confronti dei patogeni e stimolando un’equilibrata risposta immunitaria. Allo stesso tempo la mia idea di cucina sana è quella che prevede gli alimenti latto-fermentati (yoghurt, kefir, crauti) che con il loro carico di batteri aumentano la ricchezza del consorzio microbico. Gli scienziati hanno già ampiamente dimostrato che l’impoverimento del microbiota intestinale (inteso come perdita di specie e di generi batterici) comporta una maggiore vulnerabilità dell’ospite nei confronti delle malattie infettive.
Vorrei concludere con un pensiero positivo. Le infezioni respiratorie causate dai virus sono solitamente a diffusione stagionale, iniziano in autunno e raggiungono il picco nei mesi invernali, per diminuire in primavera fino a sparire quasi totalmente in estate. La bella stagione è alle porte. Già solo il pensiero che il caldo possa essere un nostro alleato in questa battaglia contro il virus avrà l’effetto di potenziare il nostro Sistema Immunitario.
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