“Non capisco perché le persone abbiano paura delle idee nuove. Io ho paura di quelle vecchie”. Con questa frase del musicista John Cage e una conferenza esemplare di grande ispirazione il celebre architetto e designer britannico pluripremiato Lord Richard Rogers (Premio Pritzker 2007) ha tenuto al Cersaie di Bologna una Lectio Magistralis (1 - 2) davanti a un pubblico di ben 1.800 persone circa, tra architetti, studenti e appassionati (3). Rogers ha ripercorso molte tappe della sua carriera, partendo dall’opera-simbolo, il Centre Pompidou: “Io ero contro, per fortuna gli altri erano a favore. Così ho accettato il volere della maggioranza e l’abbiamo fatto”, è il ricordo della genesi del Beaubourg (4). Un’opera che doveva richiamare la Times Square di New York e la British Library di Londra: “Lo spazio pubblico è la parte più importante dell’architettura. Al pubblico è piaciuto, i francesi hanno preso questo “giocattolo” e lo hanno utilizzato”.
E poi ancora la distilleria Macallan nello Speyside, l’Aeroporto di Madrid etc. Infine, come ripensare le città in un’epoca in continuo divenire? “Se vogliamo non usare l’auto, se vogliamo parlare con gli amici, la città deve essere compatta”. E ancora, restando nel contesto urbano metropolitano - “Stiamo costruendo meno case oggi che nel 1922. Oggi abbiamo meno case popolari che dopo la guerra. Vuol dire che i ricchi vivono in città, gli altri vivono fuori”.
In sintesi, un architetto per definirsi tale nella progettazione architettonica urbana deve avere a mente due principi fondamentali: la flessibilità e la capacità degli edifici di adattarsi alle nuove esigenze. Forse per qualcuno può sembrare scontato. Non lo è per niente.