Pasqua in sostanziale isolamento (1 - 2). Costretti a festeggiare la celebrazione cristiana tra le mura domestiche. Una vera novità per tutti.
Analizzando e confrontando i dati di mercato, e grazie al dialogo costante con tutti gli attori della filiera agroalimentare – dalle aziende agli chef –, l’Osservatorio di TUTTOFOOD ha delineato gli scenari dal punto di vista sia socioeconomico, sia delle tendenze lifestyle e di consumo.
Come stanno reagendo gli italiani? Come accade spesso, dividendosi in due scuole di pensiero: chi non vuole rinunciare al menu “firmato” e chi vuole approfittare della clausura domestica per riappropriarsi (o appropriarsi per la prima volta) della cucina.
In molte Regioni (ma non tutte) ai ristoranti è consentito proseguire l’attività per la consegna a domicilio e gli italiani ne stanno approfittando. In un’indagine condotta dal Centro Studi FIPE, la Federazione Italiana dei Pubblici esercizi, il 40% dei ristoratori segnala una crescita della domanda di food delivery. E, anche se solo il 5,4% delle imprese della ristorazione tradizionale era già attrezzato, un ulteriore 10,4% si è subito attivato.
Lato consumatori, tra chi in precedenza non aveva mai utilizzato le consegne a domicilio ha cominciato a farlo un 10%, mentre tra chi già le utilizzava, ma saltuariamente, il 53% ha fatto almeno 1-2 ordini dall’inizio delle misure di contenimento. I piatti più richiesti? Stravince la tradizione: il 68% ordina soprattutto pizze (3) e il 26% preferisce piatti tipici della cucina italiana, ma il 22% va sul classico hamburger (4) con patatine, magari per “cambiare un po’” rispetto alla cucina di casa.
Interessante il dato di chi dall’inizio dell’emergenza ha invece scelto di fare minor ricorso al food delivery: ben il 69% dichiara che è dovuto a un maggior desiderio di mettersi a cucinare in prima persona. Magari facendosi arrivare gli ingredienti a casa: per la settimana da lunedì 16 a domenica 22 marzo, il Barometro Nielsen ha registrato una crescita a tre cifre per le vendite online nei prodotti di largo consumo: +142,3%, in rialzo di ben 45 punti percentuali rispetto al trend della settimana precedente.
Che sia tramite e-commerce o facendo pazientemente la fila, in guanti e mascherina, per entrare al supermercato, i dati di vendita per merceologia sembrano confermare che molti italiani si siano scoperti chef autodidatti: sempre secondo rilevazioni Nelsen, nella settimana dal 9 al 15 marzo gli acquisti di farina sono aumentati del 185,3% rispetto alla stessa settimana dell’anno scorso. Numeri simili sono stati riscontrati anche dalle analisi di Altroconsumo che per le farine, dall’inizio dell’emergenza, ha visto un incremento medio del 106%, con un picco del 187% nella settimana del 22 marzo. Aumenti si sono registrati anche per preparati per torte e dessert, zucchero e per gli ingredienti della pasticceria.
La tentazione di prepararsi in casa pane (5), pasta o pizza gourmet, e anche il dolce (6) per il menu di Pasqua, sarà quindi la conferma di un trend già in atto. “La nostra filosofia è portare al cuoco amatoriale la stessa qualità di farina che viene proposta al cliente professionista o, come diciamo in azienda, ‘La farina dei grandi chef a casa tua’. In questo momento, la certezza di poter utilizzare a casa propria un prodotto tecnico come i cuochi professionisti rappresenta un valore aggiunto per il consumatore”, spiega per esempio Gianluca Pasini, Amministratore di Molino Pasini.
Nella ricerca della qualità, i prodotti naturali, del territorio o a Km Zero si confermano in primo piano, per esempio per il pomodoro, altro ingrediente irrinunciabile della cucina tradizionale. “Non solo siamo un’azienda a Km zero, siamo una tra le più grandi aziende a filiera corta a livello europeo – commenta Giuseppe Stasi, Direttore Commerciale di Rossogargano –. Lo stabilimento di trasformazione è situato al centro di 750 ettari di terre di proprietà, dove viene coltivato il pomodoro lungo. Durante il processo dalla raccolta al confezionamento trascorrono meno di 12 ore. La vera novità e caratteristica locale è che le nostre referenze derivano dal pomodoro lungo e non tondo, come avviene invece in altre regioni”.