Food :: 7 apr 2017

MASTERCHEF - DANIELE CUI SI RACCONTA

I sardi che fanno la differenza

Ciao Daniele (1)! Il pubblico di FoodMoodMag ti conosce come concorrente di Masterchef Italia, noi della Redazione vorremmo saperne di più dell’uomo e soprattutto dello chef che c’è in te, specialmente del tuo legame con la Sardegna e con il Campidano di Cagliari e Selargius, la cittadina in cui vivi.

Partiamo con una domanda sulla tua avventura a Masterchef: che cosa ti ha lasciato, in termini di esperienza, nuove competenze e sentimenti?
Iniziamo dai sentimenti? fondamentalmente molti bei sentimenti, ho conosciuto persone meravigliose, persone che mi porterò dietro per lungo tempo; l’esperienza è un po’ conseguenza dei rapporti amicali che si sono creati, c’è sempre un confrontarsi con i compagni di avventura, abbiamo tutti grossi margini di crescita e poi… il rapporto con quei 4 mostri sacri [i giudici] e i loro collaboratori. Mi è venuta voglia di aprire la mia mente a nuove competenze, a nuovi ingredienti, tecniche di cucina e nuove esperienze di lavoro. Sinora ho cucinato nella mia cucina di 14 metri quadri, ora voglio di più.

Descrivi con un aggettivo, uno soltanto, i giudici di Masterchef che hai conosciuto al Reality.
Partiamo da quello con cui a pelle ho legato meno, Joe Bastianich: “nebulizzato”, perché ha un carattere più introverso, che incontra meno, per me almeno. Bruno Barbieri: “tecnico”, perché lui è tecnico sempre, nei consigli e nei giudizi; Carlo Cracco è “motivatore”, anche con i giudizi negativi ti aiuta sempre; infine Antonino Cannavacciuolo è “familiare”, sembra un tuo cugino, è amichevole e spontaneo.

Abbiamo visto che sei un bravo chef amatoriale, qual è il piatto della tradizione sarda che ti piacerebbe reinterpretare in chiave contemporanea?
Il piatto a cui già mi sono già ispirato e che mi piacerebbe rifare è della mia tradizione, e potrebbe avere margini di miglioramento, si tratta dei tallarinus. È pasta fresca fatta in casa, tipo tagliolini, è un piatto della tradizione, della mia famiglia, pasquale o comunque festivo. Il gusto è corposo, c’è il brodo di pecora e lo zafferano. È un piatto bello completo e nutriente che mi trasmette calore. Lo rifarei dandogli una forma più accattivante. Una volta ripassato in forno lo potrei coppare in modo particolare; inoltre farei una cialda di pecorino per renderlo più bello anche alla vista, lo accompagnerei con una riduzione di cannonau, per aromatizzarlo, anche del rosmarino, o due peperoni, per dargli colore, anche se questi ingredienti non ci sono nella ricetta tradizionale, perché ha un colore giallo che si potrebbe vivacizzare.

Qual è il piatto della cultura gastronomica sarda che secondo te è perfetto così com’è nella versione tradizionale?
I culurgiones a spighitta, quelli sono e quelli devono rimanere. Puoi variare la farcia, ma esternamente la forma è quella, spacca così com’è! Anche con un condimento semplice il sapore è perfetto. Un buon olio di oliva aromatizzato al tartufo di Laconi ad esempio, potrebbe essere una variazione simpatica e intrigante per condirli.

A Masterchef Italia ti sei confrontato con concorrenti di molte regioni italiane: cosa ha in più, secondo te, la cucina sarda, e qual è invece la sua criticità, il suo punto di debolezza?
La cucina sarda non so se ha qualcosa in più ma ha qualcosa che ha è la varietà dei prodotti, noi abbiamo di tutto: abbiamo prodotti di terra, di mare, di collina e di montagna. Nella nostra regione possiamo attingere ad una gamma di materie prime incredibili per varietà e gusto.
La sua criticità? Sta nel non essere valorizzata appieno, perché si è campanilisti in un senso ma non in un altro: noi non utilizziamo il patrimonio enogastronomico per valorizzare la nostra terra e viceversa, non riusciamo a sfruttare le caratteristiche regionali che abbiamo, che sono uniche. Bisogna correre tutti nella stessa direzione, altrimenti non si va lontano. Guarda i vini liguri della tua regione e pensa a come li hanno saputi valorizzare parlando dei terrazzamenti, del loro sapore, pensa a certi formaggi di certe regioni, famosi… Noi stiamo iniziando, ma dobbiamo continuare.


I dolci sono un po’ croce/delizia di tutti gli chef amatoriali, e non solo quelli amatoriali; qual è il dolce che ti riesce meglio e quale quello che vorresti imparare a fare alla perfezione?
Ho una mamma di origini napoletana, quindi ho imparato a fare i dolci anche da mia mamma, vorrei fare la pastiera come la fa mia mamma perché non ce ne sono di più buone. Nella pasticceria sarda? Io vado matto per i pirichittus, che però mi fanno uscire di testa, perché non riesco a farli come vorrei. Sono biscottini semplici e squisiti. Non sono mai contento di come mi vengono ma è anche il lato bello del mio lavoro, non accontentarsi, per perfezionarsi sempre.


In Italia sei diventato un’icona della cucina sarda, più di tanti chef locali affermatisi con tanti anni di lavoro sul campo, è la magia della TV e di un programma di successo come Masterchef. Questo onore è sicuramente anche un onere; quali sono i tuoi progetti nell’immediato presente, quali i tuoi sogni per il futuro?
E’ soprattutto un onere! Con Masterchef sono cresciuto tanto e devo continuare a farlo, l’appetito vien mangiando, ho voglia di continuare a migliorarmi. Ho grandissimo rispetto per gli chef professionali, ora capisco cosa possa significare dirigere una brigata, una cucina e un’attività commerciale. Bisogna pedalare pedalare, pedalare, la TV ti dà tutto e subito, ma poi per poter aprire un ristorante occorre studiare molto, perché l’offerta sul mercato è ampia e la concorrenza spietata. Ora continuerò a studiare e a impegnarmi, in futuro non ti nascondo che vorrei aprire un ristorante.

Per concludere: so che da poco hai creato un “panino sardo” gourmet per amici, la tua capacità di abbinare e armonizzare gli ingredienti è sicuramente uno dei tuoi punti di forza, cosi come la conoscenza delle eccellenze agroalimentari italiane. Faresti per noi di FoodMoodMag una pizza gourmet con ingredienti di tua elezione?
Certo, possiamo trasferire all’interno di una pizza gli ingredienti che ho fatto conoscere a mia moglie e ha apprezzato tanto. È lei il mio primo giudice. Immagina un pane pizza morbido, alto. Mettiamoci dentro una spuma di patate, addizionata di stracciatella di burrata, con due tentacolini di polpo precedentemente lessato, un buon olio evo, curcuma, e, a pizza cotta, due o tre frutti di ribes per dare un po’ di acidità al tutto.

Grazie Daniele (2), mi hai messo un sano appetito; in bocca al lupo per tutti i tuoi progetti dalla redazione di FoodMoodMag!

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